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Le migliori guide alla stampa 3D, curate dalla redazione di Stampa 3D forum. Guide all'acquisto, guide all'uso, consigli pratici e molto altro.
frankadimcosta
Autodesk, il gigante della progettazione 3D vuol cogliere, prima che sia troppo tardi, le opportunità di sviluppo date dalla stampa 3D, quindi ha presentato SPARK, la propria piattaforma di sviluppo "open".
E' quanto emerge da un post del Presidente e CEO della multinazionale Carl Bass. Lasciamo a lui la parola:
 
"Per anni sono rimasto affascinato dalle promesse, ma anche frustrato dalla situazione reale, della stampa 3D. Oggi Autodesk annuncia di voler contribuire a migliorare le cose, in due modi. Primo: l'introduzione di una piattaforma aperta per lo sviluppo di software per la stampa 3D, detta SPARK, che renderà più affidabile ed anche più semplice la stampa di modelli 3D, e anche più semplice controllare come il modello è stampato. Secondo: metteremo sul mercato una nostra stampante 3D che servirà come modello di riferimento per SPARK."
[pull_quote_center]Spark stabilirà un nuovo punto di riferimento per l'esperienza d'uso, la stampante 3D potrà essere utilizzare con una vasta gamma di materiali progettati sia da Autodesk e da altri.[/pull_quote_center]
Insieme questi due prodotti forniranno i "mattoni" di base che consentiranno a progettisti, produttori di hardware, sviluppatori di software e scienziati dei materiali di continuare ad esplorare i limiti della tecnologia di stampa in 3D.
 
Maggiori informazioni al riguardo le potete consultare qui: LINK 
 
"SPARK sarà open-source e con licenza free per i produttori di hardware e chiunque altro sia interessato. Lo stesso sarà per la nostra stampante 3D: il progetto della stampante sarà di pubblico dominio per permettere ulteriori sviluppi e sperimentazioni. La stampante sarà capace di usare un ampio catalogo di materiali, prodotti da noi ma anche da altri, e approfondiremo la ricerca su nuovi materiali.
 
Il mondo sta appena iniziando a capire il potenziale della fabbricazione per via additiva e con SPARK speriamo di rendere possibile a molta più gente l'uso della stampa 3D nella progettazione e nel processo di fabbricazione. Nei prossimi mesi lavoreremo con i produttori di hardware per integrare la piattaforma SPARK nelle attuali e nelle future stampanti 3D. SPARK e la nostra stampante 3D, saranno entrambi disponibili nel corso di quest'anno.
 
La stampa 3D ci darà la possibilità di creare, meglio, ogni tipo di cosa che già creiamo oggi, e di creare ogni tipo di nuove cose che ancora non abbiamo neanche immaginato. Se siete interessati a lavorare con noi, registratevi su www.autodesk.com/spark."
 
Ulteriori dettagli su Autodesk Spark e sulla stampante 3D di Autodesk saranno annunciati prima del lancio, inclusi il prezzo della stampante, il tipo di licenza open adottato e altro ancora.
 
 

frankadimcosta
Organovo, una società statunitense, insieme ad una squadra di ricercatori australiani sta sviluppando una stampante 3D per gli organi umani, per la precisione si stanno concentrando sui reni.  Ma realmente, a che punto siamo con queste tecnologie che in un futuro potrebbero soppiantare molti problemi della medicina attuale?
La Prof.ssa Melissa Little ed il suo team, l'anno scorso hanno "allevato" un piccolo rene in laboratorio. Questo sarà ora replicato tramite la bio-stampa 3D. La Prof.ssa Little, dell'Istituto di Bioscienza Molecolare alla UQ, ha affermato che la stampa 3D di tessuti di un mini-rene, perfettamente funzionante, renderà possibile il miglioramento dello sviluppo di modelli teorici di malattia e di farmaci.

[pull_quote_center]Il tessuto di mini-rene può essere usato per testare la sicurezza di nuovi farmaci[/pull_quote_center]
  "La maggior parte dei nuovi farmaci ha esito negativo nei test sull'uomo e il motivo principale è che si rivelano tossici per i reni... Se potessimo testare la tossicità di un farmaco per il rene prima di applicarlo alle prove sull'uomo, risparmieremmo molto tempo, fatica e denaro."
ORGANI UMANI: una svolta per il futuro della medicina
Little ha affermato che l'obiettivo finale è quello di produrre reni artificiali per l'uomo. "C'è molto lavoro da fare per arrivare a questo punto ma quando l'avremo raggiunto salveremo vite umane e taglieremo i costi di trattamento della malattia"
Secondo Ia Walker, Ministro del Queensland, il governo ha stanziato un milione di dollari per la ricerca della Prof.ssa Little, dal quale si attendono grandi risultati per la stampa 3D di organi umani.
"Un australiano su tre ha il rischio di sviluppare malattie croniche dei reni, così i risultati raggiunti dalla Prof.ssa Little costituiscono un passo avanti di enorme importanza", ha affermato Walker
Questa notizia ha destato un enorme interesse nella comunità scientifica internazionale, incluso la società di San Diego Organovo, visti i continui progressi nella ricerca mostrati dai laboratori della Prof.ssa Little.
Secondo Walker "l'accordo con Organovo, il leader mondiale nella stampa 3D di tessuti umani, ottimizzerà il processo di creazione delle cellule usando la tecnologia del Prof.ssa Little, così da poter stampare un tessuto renale usando la biostampa 3D"
Non ci resta che aspettare i prossimi sviluppi di questa importantissima tecnologia, che potrebbe rivoluzionare completamente il mondo della medicina
 

frankadimcosta
Secondo il recente sondaggio lanciato da  Robo3D tra i possessori di stampanti 3D, il numero uno tra gli aspetti del processo di stampa che i partecipanti vorrebbero migliorare è il volume di stampa della loro stampante 3D.
Infatti nella maggior parte dei casi, più che una maggior velocità, materiali migliori o prezzi più bassi, la possibilità di stampare oggetti più grandi è sicuramente un plus che tutti vorrebbero.
Ad oggi sul mercato delle stampanti 3D consumer è difficile trovare un volume di stampa di grandi dimensioni. Per trovare formati simili bisognerebbe spendere un capitale, almeno sopra i 50 mila euro. Infatti, gran parte del mercato verte su volumi di stampa che spaziano dal cubo di 14 cm per lato fino a circa 25 cm.
Detto questo, una compagnia di nome 3DP Unlimited sta andando contro corrente e ha realizzato una gigantesca stampante 3D, il modello 3DP1000.
https://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2014/06/3dpunlimited-large-3d-printed-4.jpg
https://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2014/06/3dpunlimited-large-3d-printed-1.jpg
La stampante 3DP1000 è enorme. Con un volume di stampa di 1m x 1m x 0.5m, può stampare in scala reale prototipi di grandi dimensioni o oggetti di uso concreto nel mondo reale. Un ulteriore beneficio di un così grande volume di stampa è che si può stampare un gran numero di oggetti in una volta, con grande risparmio di tempo.
Le specifiche della 3DP1000 sono le seguenti:
Dimensioni: 1.42 x 1.67 x 1.52 m peso totale: 300 lbs Tecnologia: FDM Volume di stampa: 1m x 1m x 0.5m – 1.5m di diagonale Risoluzione massima layer: 50 microns Materiali stampabili: PLA, ABS, ed altri Diametro filamento: 3mm Estrusore: 0.4mm Piatto: Heated borosilicate, spessore 5 mm La stampante 3D è disponibile in due versioni. La stampante in versione Base è montata su un carrello industriale ed ha un prezzo di 15,999 $, mentre la versione Base-Plus è montata su un carrello industriale chiuso e costa 16,699 $.

Certamente queste non sono stampanti che andranno a competere con le stampanti del segmento di mercato sotto i $2000; tuttavia, vista la dimensione, la robustezza di tipo industriale dei componenti e la qualità complessiva del prodotto, il prezzo sembra abbastanza ragionevole. Il mercato per una stampante 3D di questo tipo sarà presumibilmente ristretto al "medium businesses".

Chi di voi fosse interessato alla 3DP Unlimited’s 3DP1000 e si trovasse a New York City dal 10 al 12 Giugno, potrà vederla esposta all' "Automation Technology Expo East" del Javits Center. La stampante sarà esposta anche al Detroit’s RAPID Expo nello stesso periodo.
Sarà certamente interessante vedere quanto rapidamente calerà il prezzo di queste macchine e quale tipo di competizione 3DP Unlimited dovrà affrontare.
Link costruttore: 3DP Unlimited

stampa3D
Stampa 3D in metallo, questa sconosciuta. Stiamo parlando di una delle tecnologie più ricercate al giorno d'oggi, soprattutto dall'industria. Dopotutto, non potremo stampare solo plastiche a oltranza!
 
Chi di voi fa parte dei settori edile/ingegneria/architettora, sicuramente conoscerà Arup, famosa società di ingegneria elogiata per la quantità di ricerca e lo sforzo creativo che, da sempre, tende a compiere. Non a caso, Arup si è sempre differenziata dai concorrenti per la grande professionalità nel trovare soluzioni innovative all'interno di qualsiasi progetto. Tra questi, ne troviamo uno che riguarda nello specifico il nostro interesse per la stampa 3D in metallo strutturale.
 

Stampa 3D in metallo: di cosa si tratta?
Tra le svariate tecnologie di stampa 3D che conosciamo, troviamo la SLS - Selective Laser Sintering - e la DMLS - Direct Metal Laser Sintering. I metodi SLS e DMLS prevedono l'unione di particelle di materiale sottoforma di polvere posizionato all'interno di una vasca; il tutto grazie all'azione di una fonte laser che va a lavorare le polveri solamente dove necessario alla realizzazione dell'oggetto. La stampa 3D in metallo è resa possibile proprio grazie a questa avanzata tecnologia: il materiale di supporto è composto da una polvere metallica - può essere acciaio inox, oro, argento, ecc - che viene "fusa" dal laser fino ad ottenere componenti dotate di alte prestazioni meccaniche, paragonabili a quelle delle tecniche produttive più tradizionali. Con un enorme vantaggio lato design... ma di questo ne parleremo tra un attimo.
 

 
Grazie all'elaborazione di complicati sistemi progettuali e all'ottimizzazione della combinazione tecnologia-materiali, Arup ha iniziato a studiare la stampa 3D in metallo strutturale. Partendo da quello che erano i giunti per una struttura in metallo, gli ingegneri hanno dato in pasto le geometrie progettate a una serie di software che hanno permesso l'ottimizzazione di forma e materiale, fino al raggiungimento della soluzione migliore ai fini di resistenza e prestazioni meccaniche.
Stampa 3D in metallo strutturale, è una questione di design
Per quanto il lato economico sia ancora una barriera molto importante per la stampa 3D in metallo - si parla di macchine con un costo oltre i 300.000 € - siamo tutti consapevoli che cifre di questo tipo non sono proibitive per le grandi aziende, le quali hanno solo grande interesse nell'essere le prime a sfruttarle.
 

 
Non a caso, il tema progettuale è molto importante. Gli algoritmi utilizzati da Arup permettono di elaborare il modello del giunto andando a eliminare materiale dove non serve. In sostanza, la forma viene ottimizzata secondo gli sforzi impostati nel software, mantenendo pressoché inalterate le capacità meccaniche del pezzo. Questo processo si traduce in una serie di caratteristiche non indifferenti:
il pezzo ha forme ottimizzate per svolgere la sua funzione;si utilizza meno materiale, riducendo i costi;la componente mantiene le sue caratteristiche meccaniche;riduzione delle emissioni di CO2 del 40% per ogni ciclo produttivo.
Stampa 3D in metallo strutturale, quale futuro?
La previsione è che sempre più aziende e investitori decidano di lanciarsi nella sperimentazione dei metalli tramite stampa 3D. La riduzione dei costi dei materiali, dei tempi di produzione e le rinnovate possibilità di design sono solo alcuni dei motivi per cui si andrà verso questa direzione.
 
L'obiettivo di Arup è quello di andare oltre: dopo aver prodotto più di 1200 prototipi e versioni di test in acciaio, si sta guardando verso materiali compositi e complessi come la fibra di carbonio e leghe metalliche complesse. Per noi progettisti, ci sarà da divertirsi.



Alessandro Tassinari

I FabLab: cosa sono?

Pubblicato da Alessandro Tassinari, in Guide,

Il 2013 è stato un boom d'interessi. Tantissimi gli eventi, le presentazioni, gli articoli online. Ma forse qualcuno se lo starà ancora chiedendo: cosa sono i FabLab?
I FabLab (Fabrication Laboratory) sono centri d'innovazione, laboratori artigiani, luoghi d'incontro e di relazione tra menti creative. Nei FabLab si producono oggetti utilizzando stampanti 3D, fresatrici a controllo numerico, macchine a taglio laser e altri oggetti più comuni.
Da dove è partito il movimento dei FabLab?
Questo movimento è partito dal Media Lab del Massachussets Institute of Technology, luogo in cui nel 2003 venne fondato il primo FabLab della storia. Ad oggi se ne contano più di 250, più o meno distribuiti sui cinque continenti. Il primo FabLab italiano fu pensato nel 2011: una piccola struttura provvisoria aperta a Torino in occasione della mostra Stazione Futuro  per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Al suo interno si trovavano una stampante 3D e una tagliatrice laser.
L'anima dei FabLab è open-source; non a caso, il FabLab di Torino ufficialmente fondato nel 2012, è stato chiamato Officine Arduino, dedicato al famoso microprocessore italiano ormai utilizzato in tutto il mondo per la sua versatilità ed economicità.
 

I FabLab sono spazi aperti a tutti in cui sperimentare e dare vita alle idee che possono cambiare la vita di tutti i giorni. Spesso promuovono corsi per imparare a usare macchinari (come le stampanti 3D) e software per il design digitale (come Google SketchUp, Grasshopper, Rhino, Arduino, ecc). Altrettanto spesso, i FabLab accolgono ospiti che possono insegnare agli aspiranti maker nuove metodologie di pensiero e sviluppo dei progetti.
Officine di fabbricazione digitale, centri d'incontro per maker, luoghi di autoproduzione. I FabLab sono questo e molto altro.
Se state leggendo questo articolo molto probabilmente sarete curiosi di sapere se ne esiste uno nelle vostre vicinanze, per questo abbiamo creato la lista dei FabLab in Italia, sempre in costante aggiornamento. Andatela a scoprire: LINK
 

Alessandro Tassinari

Cosa si fa in un FabLab?

Pubblicato da Alessandro Tassinari, in Guide,

Alcuni di voi sapranno rispondere, tanti altri invece leggeranno questo articolo per schiarirsi le idee. Sappiamo che il nome FabLab deriva dall'abbreviazione di "Fabrication Laboratory" e che sono luoghi luoghi d'incontro per i maker. Ma la domanda in questione è: cosa si fa (veramente) in un FabLab?
Tanto per iniziare, possiamo dire che i FabLab sono laboratori incentrati sull'autoproduzione. Sono frequentati da artigiani 2.0, i così detti "maker", ossia coloro che, utilizzando le ultime tecnologie a disposizione, producono oggetti di diverso tipo. I macchinari utilizzati sono molteplici: stampanti 3D, lasercut, frese, ecc. Tutte queste macchine sono da intendersi abbastanza limitate nelle loro capacità, non aspettatevi di trovare macchinari usati nelle fabbriche all'interno di un FabLab. Allo stesso tempo, troverete gli strumenti e i materiali più comuni, esattamente come quelli che usava vostro nonno la domenica mattina in garage quando aggiustava il tavolino in legno.
 
I FabLab sono "open-source". Tutto quello che avviene all'interno di un FabLab viene condiviso e reso accessibile a tutti i partecipanti. Ovviamente, questo approccio deve essere visto come un punto a favore della condivisione delle idee: se non parlate con qualcuno di quello che volete fare rimarrete sempre allo stesso punto. I FabLab pensano prima ai progetti piuttosto che ai prodotti veri e propri!
 
I FabLab sono luoghi d'incontro per socializzare, imparare e scambiarsi idee. Vedeteli come un luogo in cui potrete allenare il cervello, una specie di laboratorio didattico in cui le cose che pensate possono diventare realtà.
 
Innovazione, creazione e divertimento. Ecco cosa accade dentro un FabLab!
 

stampa3D
Sta facendo parlare tantissimo di sé... in effetti è rivoluzionaria per davvero. Parliamo di 3Doodler, la prima penna che scrive, disegna e stampa in 3D.
3Doodler estrude un filamento in plastica che si raffredda e solidifica in modo quasi istantaneo, diventando una struttura solida e stabile. Questo permette di costruire una varietà infinita di forme in modo estremamente facile e veloce. Non ci sono software da studiare, non ci sono movimenti particolari da fare. Basta avere un minimo di manualità e il gioco è fatto.
 
Grazie a dei speciali filamenti in PLA o ABS, con 3Doodler si può davvero disegnare (e prototipare) di tutto. I filamenti sono venduti in tantissimi colori, rendendo possibile la stampa in quasi qualsiasi colore.
 
La precisione e le capacità di 3Doodler non sono paragonabili a quelle delle stampanti 3D che tutti conosciamo, bisogna però rendersi conto che il target di clientela al quale si propone è diverso da quello canonico: 3Doodler è per chi ha interesse a fare qualcosa di creativo in modo semplice e veloce. Non pensiamo sia indicata per la stampa di pezzi meccanici ma, se si intende disegnare una prima bozza direttamente in 3D, potrebbe tornare molto utile!
 
La vendita di questa interessante e alternativa stampante 3D è prevista da aprile al costo di 99$, comprensivo di 50 filamenti in PLA o ABS a vostra scelta. Potete fare il preordine a questo link.
 

Alessandro Tassinari
Non potevamo tornare da MECSPE 2017 senza novità. Oltre agli aggiornamenti alle stampanti 3D WASP e alla presenza dei grandi noti produttori - di cui potete vedere un estratto in questo nostro report fotografico - la presenza di M3G ha denotato questa fiera con un pizzico di interessanti novità in più. Per l'esattezza, le nuove stampanti 3D presentate da M3G sono due, e portano nomi di grandi divinità greche: Zeus e Apollo.
M3G Zeus
Il modello Zeus è il più completo offerto da M3G, presenta un’area di stampa di 50 cm x 50 cm x 50 cm. Raggiunge velocità superiori ai 100 mm/s in stampa e oltre i 200 mm/s in spostamento, possiede delle caratteristiche industriali avanzate, comprese meccanica ad assi cartesiani su guide lineari e stop d’emergenza per qualsiasi problema. La lavorazione in carpenteria garantisce un’ottima stabilità, azzerando le oscillazioni di stampa che potrebbero provocare disturbi sul pezzo o disallineamento della calibrazione.

E' dotata di due estrusori (possibilità di averli con stessa o diversa dimensione di ugello) e presenta, sempre sul blocco estrusore, un sensore capacitivo per l’auto-calibrazione del piano in 36 punti. La camera di stampa è riscaldata, permettendo di conseguenza l'uso di materiali tecnici come l’ABS. Il piano stampa utilizzato è Flatforce. La struttura è completamente chiusa e l'interno della macchina è accessibile esclusivamente dall'apposito sportello. Il controllo della stampante avviene tramite Octoprint, via rete WLAN su tablet (incluso con la stampante) e PC via web.
 

M3G Apollo
Il modello Apollo presenta un’area di stampa di 30 cm x 30 cm x 30 cm. Raggiunge velocità superiori agli 80 mm/s in stampa e oltre i 150 mm/s in spostamento, possiede tutte le caratteristiche di una macchina a livello industriale, grazie anche alla meccanica chiamata Core XY, con la quale M3G garantisce di far raggiungere alte velocità senza perdere precisione.
 

Anche in questo caso troviamo una struttura in carpenteria che minimizza oscillazioni e dona stabilità, limitando disturbi sul pezzo o disallineamento della calibrazione. In questo modello troviamo due estrusori metallici Bowden (possibilità di averli con stessa o diversa dimensione di ugello) e il sensore capacitivo per l’auto-calibrazione del piano in 36 punti, la camera riscaldata e completamente chiusa. Il controllo avviene con Octoprint , sempre collegato in rete.
 


MbSt

Guida a Repetier-Host - Parte II

Pubblicato da MbSt, in Guide,

Dopo aver affrontato la prima parte della guida a Repetier-Host (qui il LINK), ecco a voi la seconda parte che conclude la guida:
Attivazione dell'estrusore
Prima di lanciare la stampa devo attivare l'estrusore premendo l'apposito pulsante evidenziato in rosso nell'immagine sottostante. Noto che in alto, nel pannello dei comandi manuali, compare la scritta "Heating Extruder" che rappresenta la conferma del riscaldamento dell'estrusore, inoltre, si può osservare che il valore in gradi della temperatura, subito sotto il pulsante appena premuto, aumenta gradualmente fino ad arrivare, nel mio caso, a 200 °C.

Controllo della temperatura e stampa
Cliccando sul tab "Temperature Curve", sotto il pulsante di connessione PC-stampante, si passa dalla visualizzazione dell'oggetto nello spazio tridimensionale ad una schermata con due grafici. Il primo è costituito dai minuti, in ascissa, e dalla temperatura, in ordinata
La curva viola rappresenta la temperatura di estrusione ed è costante, al valore, nel mio caso, di 200°C. Le altre due curve, la rossa e l'arancione rappresentano rispettivamente la temperatura effettiva dell'estrusore e la media delle temperature fino a quel momento registrate.
Come si può notare, non sono costanti e manifestano un comportamento crescente fino ad attestarsi, entrambe, alla temperatura di estrusione. Solo quando entrambe le curve raggiungono la curva viola, è possibile far partire la stampa premendo sul pulsante "Run Job" evidenziato in rosso. Dopo qualche secondo inizierà il processo di stampa.
Nel caso in cui si voglia interrompere la stampa, basta premere sul pulsante "Kill Job" accanto a "Run Job".


Controlli manuali
Cliccando sul tab "Manual controls" in alto a destra, compare un pannello che consente di controllare in maniera diretta gli spostamenti dell estrusore lungo i tre assi, ma non solo. Le frecce presenti nel riquadro evidenziato in verde rappresentano i movimenti possibili.
Cliccando opportunamente sulle freccie possiamo incrementare o decrementare gli spostamenti. Per esempio, nel mio caso, si può notare che mentre l'asse X e Y sono entrambi fermi a 0, l'asse Z è a +10mm, questo perchè, cliccando sulla freccia, in direzione positiva, ho imposto uno spostamento dell'estrusore, verso l'alto, di 10mm.
Cliccando, invece, sulle icone delle case, si riporta l'estrusore in posizione "Home", tale posizione può essere generale, icona senza lettere, oppure relativa a ciascun asse, separatamente.
Gli spostamenti manuali, come già anticipato, sono fondamentali per calibrare la stampante e possono farci anche capire, soprattutto la prima volta, se tutto funziona correttamente, ovvero, se imponendo uno spostamento verticale di 10mm la mia stampante rimane impassibile, oppure lo spostamento avviene in senso contrario a quello che mi aspetto, capisco che c'è qualcosa che non va.

Tuttavia il pannello dei controlli manuali è utile anche per controllare l'estrusore, come abbiamo visto precedentemente, l'eventuale piatto riscaldato e la ventola, come si può notare nel riquadro in rosso.

Siete curiosi di vedere il risultato finale? ecco come la nostra Printrbot Simple ha stampato lo squalo adoperando lo slicer Slic3r.
 


Concludendo, sia Repetier-Host che Cura sono due software molto validi, in particolare consiglio Cura ai meno esperti, sicuramente è più intuitivo ed i parametri sono gestibili più facilmente (qui potete trovare la guida a Cura: LINK). Nel libro "La caffettiera del masochista" di Donald A. Norman vi è una riflessione molto interessante sul paradosso della tecnologia, ovvero che "..l'aumento di funzionalità generalmente viene a prezzo di un aumento di complessità".
Repetier-Host consente di effettuare più operazioni ma è sicuramente più complesso, il primo impatto a volte può essere anche un po' traumatico, vista la quantità di impostazioni da settare. Risulta sicuramente imprescindibile nel caso in cui si vogliano usare i comandi manuali o nel caso in cui si voglia avere un controllo più accurato del processo di stampa.
 
Per qualsiasi domanda o dubbio, non esitate a scrivere sul forum.
 

Alessandro Tassinari
Abbiamo già affrontato, in una guida precedente, l'argomento slicing definendo, in particolare, di cosa si tratti ed analizzando i parametri base di uno degli slicer più diffusi, Cura (questo è il LINK per la guida).
Tuttavia esistono anche altri programmi ugualmente validi ed uno di questi è sicuramente Repetier-Host. Per essere precisi, Repetier-Host non è lo slicer vero e proprio ma è un programma che ci consente di effettuare diverse operazioni, tra cui principalmente lo slicing, scegliendo a seconda delle preferenze che slicer usare tra Slic3r e Skeinforge.
Repetier-Host non è così immediato come Cura a livello di user-experience ma risulta fondamentale nel caso in cui, per esempio, si possieda una stampante da ricalibrare spesso. Mi spiego, molte stampanti in commercio sono reperibili già assemblate e calibrate e non necessitano di essere ricalibrate con gran frequenza; per le stampanti DIY il discorso cambia, bisogna calibrarle da se almeno la prima volta e spesso, successivamente, il piatto va ricalibrato dopo un tot di tempo, in funzione del tipo di stampante che si possiede e dell'uso che se ne fa.
Di sicuro una buona calibrazione del piatto incide fortemente sulla qualità della stampa. Repetier-Host possiede un pannello di controlli manuali della stampante che risulta imprescindibile in caso di calibrazione e non solo. Ma procediamo con ordine, partendo dal primo avvio del programma.
Download ed installazione di Repetier-Host
Repetier-Host è scaricabile gratuitamente dal sito (LINK) ed è compatibile con i sistemi operativi Windows, Mac OS e Linux. Una volta scaricato ed installato, analogamente anche a quello che si farebbe con Cura, bisogna settare i parametri della stampante. Questi parametri in realtà dipendono quasi tutti dal tipo di stampante che si possiede.
In questa guida mostrerò nello specifico le impostazioni da usare per una Printrbot Simple cercando di fare, nei limiti del possibile, un discorso il più generale possibile, quindi niente paura per gli utenti in possesso di stampanti diverse dalla Printrbot. In ogni caso consiglio sempre di tener d'occhio il sito dell'azienda produttrice della propria stampante poichè, in genere, tra i vari contenuti, sono presenti anche delle guide al settaggio dei parametri di stampa. In alternativa, se avete difficoltà o dubbi, potete scrivere sul nostro forum.
Impostazioni stampante con Repetier-Host
Cliccando su "Printer Settings", nel riquadro rosso nell'immagine sottostante, si aprirà una finestra di dialogo costituita da quattro tab. Il primo, "Connection", è relativo alla connessione tra il PC e la stampante.
In particolare segnalo che, a prescindere dalla stampante che si possiede, il campo il campo "Port" potrebbe variare in base a come è stata riconosciuta la stampante dal PC quindi basta scegliere il valore disponibile dopo aver connesso la stampante via USB.

Cliccando sul secondo tab, "Printer", è possibile settare dei parametri un po' più familiari rispetto a quelli della finestra precedente, nel mio caso ho impostato la temperatura di default dell'estrusore a 200°C e la temperatura del piatto a 0°C perchè la Printrbot in questione non possiede piatto riscaldato. Il numero di estrusori è 1. Le due velocità, "Travel Feed Rate" e "Z-Axis Feed Rate" sono relative ai controlli manuali.
Consiglio di spuntare tutte le caselle che compaiono nella finestra e che sono relative al caso in cui si decida di interrompere la stampa. "Park Position" indica la posizione di stand-by, in particolare dalle mie impostazioni si nota che in caso di interruzione di stampa, l'estrusore si posizionerà in posizione stand-by corrispondente alle coordinate (0;0;0).

Il tab "Printer Shape" è quello che più dipende dalle proprietà della stampante, sostanzialmente si settano le dimensioni dell area di stampa, nel mio caso 10x10x10 cm e si impostano le posizioni "Home" relative a ciascun asse, nel mio caso il minimo per tutti, quindi in posizione (0;0;0). La posizione "Home" in generale è diversa da "Park Position" vista nel tab precedente. Per comodità mia ho stabilito la loro coincidenza ma non è una regola.

Per quanto riguarda il tab "Advanced", consiglio di lasciare le impostazioni di default che si vedono nell'immagine sottostante.

Importazione file STL in Repetier-Host
Cliccando sull'apposita icona evidenziata in rosso nell'immagine sottostante, nel tab "Object Placement", è possibile inserire l'oggetto che si vuole stampare. Per comodità ho importato un oggetto scaricato da Thingiverse al link seguente (http://www.thingiverse.com/thing:14702/#files).
Come si può notare, nel riquadro in verde sono presenti delle informazioni sull'oggetto inserito, per esempio che si tratta di una mesh, che non ci sono collisioni, che è un solido manifold e che non presenta particolari criticità a livello di intersezioni di triangoli o lati (per saperne di più leggere l'articolo sulla modellazione degli oggetti).
Assegnando opportunamente dei valori a "Translation" possiamo impostare la posizione dell'oggetto all'interno del volume di stampa, con "Scale" possiamo modificarne le dimensioni e con "Rotate" possiamo farlo ruotare attorno ad uno o più assi.
Altri comandi gestibili da questa stessa finestra sono richiamabili dalle icone accanto a quella dell'importazione dell'oggetto, evidenziate nel riquadro giallo e ci consentono, per esempio, di centrare l'oggetto all'interno dell'area di stampa oppure rimediare ad eventuali problemi inierenti alle normali della mesh.

Slicing tramite Repetier-Host
Cliccando sul tab "Slicer" abbiamo due possibilità, scegliere se usare lo slicer Slic3r oppure Skeinforge. Di default è attivo Slic3r ma è sufficiente cliccare su "Active" in Skeinforge per cambiare slicer. Personalmente raccomando il primo, più che altro perchè ho riscontrato, da esperienze personali e da opinioni di altri utenti, che Slic3r è più immediato ed user-friendly. Quindi al momento, per questa guida, ci focalizzeremo sullo slicer Slic3r riservando ad un eventuale altro articolo il confronto tra Slic3r e Skeinforge.
Configurazioni Slic3r
Una volta scelto lo slicer, si devono configurare delle opzioni che, come è noto, variano da oggetto ad oggetto in funzione delle caratteristiche e delle proprietà che si vogliono conferire. Cliccando su "Configure", riquadro rosso immagine in basso, si aprirà una finestra di dialogo avente tre tab e per ciascuno di essi dei sottomenù. Partiamo da "Print Settings", in particolare dal primo sottomenù, "Layers and perimeters" e notiamo che compaiono delle impostazioni di default. I parametri devono essere modificati in funzione delle nostre esigenze ed in seguito bisogna salvare le modifiche mediante l'apposita icona "save". Quando si salva il programma da la possibilità di dare un nome alle impostazioni scelte, in modo tale da poterle facilmente richiamare per le stampe successive. Nel mio caso, ho deciso di chiamare le impostazioni con il nome "Mr.Jaws2" come si vede dal menù a tendina evidenziato in verde. I parametri da settare sono abbastanza familiari e non troppo diversi da quelli visti nella guida a Cura, quindi in "Layer height" andrà un valore inferiore al diametro dell'ugello e che dipende dalla qualità che si vuole conferire all'oggetto, in genere si usa 0,1 per oggetti che richiedono una maggiore accuratezza e 0,35/0,4 per stampe che non richiedono particolare dettaglio. Possiamo gestire agilmente diversi parametri, tra cui l'altezza del primo layer, il contorno esterno vericale "Vertical Shell", il numero di layer da impiegare per la base superiore ed inferiore "Horizontal Shell".

Sempre rimanendo in "Print Settings" passiamo al secondo sottomenù, "Infill", in cui possiamo gestire, tra le varie cose, la densità del riempimento, il tipo di trama che verrà adoperata, l' eventuale inclinazione del pattern di riempimento. Io ho usato riempimento 15% e pattern lineare inclinato a 45° sia per il riempimento che per le basi.

Nel sottomenù "Speed" si possono gestire le velocità, parlo al plurale perchè non è affatto detto che l'oggetto debba essere stampato tutto alla stessa velocità, anzi. Per i bridges o il materiale di supporto ci si può permettere di adoperare valori superiori. Tuttavia modificare le velocità è un'operazione che si raffina con l'esperienza e con molte prove e che, ancora una volta, è influenzata sia dal tipo di stampante che dall'oggetto che si vuole realizzare. Consiglio di mantenere i valori di default.

In "Skirt and brim" si può scegliere il numero di giri della skirt, la distanza di quest'ultima dall'oggetto, la sua altezza in termini di layers e l'ampiezza del brim.
 
Nel sottomenù "Support material" si possono gestire tutte le impostazioni relative all'eventuale materiale di supporto, per esempio se inserirlo, a partire da quale inclinazione (il valore 0 corrisponde ad un inserimento automatico) e al raft.

Tralasciamo gli altri sottomenù visto che in questa guida analizziamo più che altro le funzioni principali di Repetier-Host e passiamo direttamente al secondo tab, "Filament settings". Nel primo sottomenù, "Filament", bisogna inserire i parametri relativi al filamento usato e le temperature di estrusione. Anche in questo caso parlo al plurale perchè il primo layer può essere settato ad una temperatura diversa rispetto agli altri, in genere di poco superiore. Per quel che concerne il piatto, nel mio caso la temperatura è nulla in entrambi i casi vista l'assenza del piatto riscaldato.

Il sottomenù "Cooling" riguarda principalmente le impostazioni della ventola, e ovviamente sappiamo che possono variare moltissimo in funzione del materiale che si è scelto di adoperare. Anche in questo caso salvo le impostazioni relative al filamento fornendo un nome ad hoc, "1.75mm PLA_MrJaws".

Dell'ultimo tab, "Printer settings" ci interessano prevalentemente il primo ed il terzo sottomenù. In "General" inseriamo le informazioni riguardanti l'area di stampa ed il numero di estrusori. Saltiamo "Custom G-code".

Avendo un solo estrusore, riscontriamo solo il sottomenù "Extruder1", se avessimo inserito nel sottomenù precedente 2 o 3 estrusori avremmo avuto anche i sottomenù "Extruder2" ed "Extruder3". I parametri riguardano prevalentemente il diametro dell'ugello e la retrazione. Salvo le modifiche ed assegno un nome appropriato, nel mio caso "Simple".

Generazione del G-code
A questo punto premiamo su "Slice with Slic3r" ed attendiamo che si generi il G-code. Le operazioni fin qui descritte possono essere effettuate anche a stampante disconnessa. Adesso premendo il pulsante di connessione in alto a sinistra, nel riquadro rosso, si connette la stampante al PC.


GUIDA A REPETIER-HOST - PARTE II
 

Roberto Coppa
Prusa i3 fa parte del progetto RepRap, che significa sviluppo di stampanti 3D low-cost in grado di stampare alcuni dei loro stessi componenti. Il progetto originale nasce da Josef Průša (lo abbiamo intervistato qui) che arriva alla i3 nel 2012 con l’affinamento di altri due modelli precedenti. Il progetto ha avuto successo, al punto che molte aziende hanno deciso di riproporne la propria versione sfruttando la sua natura open-source.

Prusa i3 - Caratteristiche tecniche
Tra tutte analizzeremo una delle copie meglio riuscite: la Prusa i3 Hephestos del produttore spagnolo BQ, partendo dalla scheda tecnica:
velocità di stampa: fino a 100 mm/s; risoluzione massima: 60 micron; volume di stampa: (x)215 x (y)210 x (z)180 mm; ugello da 0,4 mm e filamento da 1.75 mm; dimensioni (con bobina montata): (x)460 x (y)383 x (z)580 mm; interfaccia: display lcd, firmware Marlin modificato da BQ, lettore di schede SD, porta micro-USB tipo B. Per la fascia di prezzo in cui si colloca ha un volume di stampa molto generoso, ed è un fatto importante. La struttura è solida, composta da un telaio principale in acciaio con barre in cromo per reggere gli assi, il piatto è in vetro e si regola con quattro viti a brugola. Le parti stampate in 3D sono ben fatte, non creano problemi durante il montaggio e l’uso. Se tutto è correttamente assemblato non ci sono fastidiose vibrazioni. Non avendo il piatto riscaldato non possiamo stampare ABS, ma in compenso abbiamo testato con successo il filamento legno (PLA con 20% di fibra di legno), quello trasparente e quello flessibile, grazie a qualche accorgimento.
Nelle nostre prove si è comportata bene, facendo pezzi con poche sbavature anche nelle piccole parti.



Prusa i3 - Pro e contro
Il principale punto di forza della i3 è il rapporto qualità-prezzo; bisogna però fare alcune precisazioni. Potremmo spendere molte parole sul fatto che possiamo ottenere buone stampe se settiamo tutto al meglio, ma bisogna prima di tutto capire a cosa si rinuncia per poter avere un prezzo competitivo. Non possiamo aspettarci una stampante high-end e pronta all’uso per poche centinaia di euro, perché i compromessi ci sono:
 
- si acquista in kit, ciò significa che bisogna armarsi di pazienza, anche se con le istruzioni passo-passo si monta in circa 10 ore senza particolari problemi. Si perde un po' di tempo nella taratura per avere delle buone stampe;
- come detto sopra non ha il piatto riscaldato, ma possiamo acquistarlo separatamente;
- non c’è un sensore per l’autolivellamento del piatto, rimane la procedura manuale di Marlin. Le due viti interne si regolano con un po' di difficoltà in più a causa dell'ingombro delle barre dell'asse x;
- nel nostro caso, i colori dei cavi dei motori passo-passo non corrispondevano con quelli delle istruzioni (si risolve cercando sul web lo schema della ramps).
Prusa i3 - Conclusioni
In sostanza la Prusa i3 è una stampante per chi ne fa un uso hobbistico o poco più, è adatta anche a chi non è esperto di elettronica e non ha un budget elevato, ma che non deve aspettarsi un prodotto plug and play. Serve solo un po' di manualità. Sia la i3 originale che la versione di BQ hanno avuto delle rivisitazioni con nuovi modelli in cui alcuni degli aspetti negativi sono stati corretti, ma il prezzo sale. La prima versione, di cui abbiamo parlato, è ancora in vendita e rimane una buona soluzione per chi non ha troppe pretese.

Roberto Coppa
Stiamo assistendo in questi anni ad una grande diffusione della prototipazione rapida. Si sperimenta con materiali, mentre le macchine incrementando in velocità e precisione. Vecchi e nuovi produttori portano nuova linfa in campo e arricchiscono il settore. Ma anche se dobbiamo ancora esplorare a pieno questo campo, ecco che si presenta una evoluzione della stampa 3D.
Stampa 4D: invenzione dei media o realtà?
Chi ha già sentito parlare di stampa 4D? A che cosa si riferisce la quarta dimensione? Facciamo un po' di chiarezza. Parliamo esattamente di oggetti che vanno oltre la semplice riproduzione di un modello 3D: con stampa 4D, infatti, si parla di materiali e modelli in grado di cambiare la loro forma nel tempo, dopo essere stati prodotti. Una volta stampato, un oggetto 4D sarà in grado di mutare nelle sue caratteristiche morfologiche se sottoposto a determinati stimoli esterni. Ma il cambiamento non avverrà casualmente. La forma finale sarà infatti decisa da chi ha progettato l’oggetto, ottenendo quindi ad un prodotto che risponde al concetto di ‘materia programmabile’.
 
Un grande successo in materia è lo studio eseguito dall’università di Zurigo. Attraverso la progettazione di uno speciale polimero a memoria di forma, un metamateriale attivo, i ricercatori hanno stampato un oggetto in 4D. Questo è formato da una complessa microstruttura che acquisisce una forma regolare a seguito del raffreddamento ad una specifica temperatura. Come si può vedere dall’immagine seguente, l’oggetto originario acquisisce la forma di una scritta, sigla dell’università di Zurigo.
 

 
Dimostrazione molto esplicativa di come si possa ‘programmare’ un materiale per ottenere oggetti più funzionali e adattabili. Un'altra applicazione è stata messa in opera dal MIT in collaborazione con Stratasys e Autodesk. Proprio una Stratasys Connex Multi-Material, stampante di fascia high-end, è stata utilizzata per produrre un a figura planare che, una volta immersa in acqua, acquisisce la forma di un poliedro rigido.
 
Le applicazioni potranno essere utili in moltissimi campi, dall’automotive alla robotica, dall’architettura allo spazio. Le frontiere per questa tecnologia sono assolutamente ampie. La mutazione/programmazione degli oggetti potrebbe riguardare infatti non solo la forma, ma anche le caratteristiche fisiche. La mutazione potrebbe essere innescata da diversi fattori come un cambiamento di temperatura, di umidità, di luce o un contatto con dell’elettricità. La materia programmabile costituisce una logica estensione della stampa 3D in quanto usa le sue fondamenta e le amplia a nuovi sviluppi. È una convergenza di tante e diverse tecnologie, dove ognuna di queste apporta un suo contributo, dandoci una visione alternativa di come potrebbe evolversi nei prossimi anni il mondo dell'additive manufacturing.
 


stampa3D
In programma dal 28 al 30 marzo presso la fiera di Parma, MECSPE 2019 è la fiera per l'industria che ha accolto più di 53 mila visitatori e più di 2 mila imprese nella sua edizione precedente. Anche quest'anno sarà presente un'area dedicata alla stampa 3D.
Fabbrica digitale, industria 4.0 e il Salone dell'Additive Manufacturing
MECSPE presenta ai visitatori una panoramica completa della produzione e filiera industriale grazie a ben 12 saloni tematici, piazze dell’eccellenza e quartieri ad indirizzo merceologico che permettono un miglior orientamento per chi partecipa.
Questa sinergia permette ad ogni visitatore di scoprire tutte le novità del mercato grazie ad una panoramica a 360 gradi di materiali, prodotti innovativi e tecnologie per ogni settore dell’industria manifatturiera.
Anche quest'anno viene riproposto il Salone ADDITIVE MANUFACTURING, spazio interamente dedicato alle tecnologie di stampa 3D professionale che consentono di incrementare l’efficacia e l’efficienza del processo produttivo e di prototipazione, garantendo maggiore flessibilità con costi e tempi ridotti.

In questo spazio saranno illustrate le tematiche dell’additive manufacturing, con approfondimenti mirati dedicati a meccanica, prototipazione, modelleria e design industriale. Non mancheranno espositori specializzati in materiali, stampa 3D in metallo e tecnologie a resina.
Le innovazioni saranno presentate al visitatore tramite case histories, spunti applicativi e aree dinamiche, che mostreranno i vantaggi e delineeranno i nuovi scenari di competitività. Per i visitatori l'ingresso a Mecspe 2019 è gratuito: clicca qui per ricevere il tuo biglietto digitale!

stampa3D
Formlabs annuncia l'arrivo di due nuove stampanti 3D: Form 3, la new entry nella linea di stampanti professionali desktop (già disponibile su ordinazione) e Form 3L, una stampante 3D di grande formato e dal prezzo accessibile (preordini aperti).
Ormai da parecchi anni, Formlabs è fornitore indiscusso delle stampanti 3D SLA desktop più affidabili sul mercato. Questo lo confermano i numeri, pubblicati sul sito del fornitore, i quali mostrano un indice di gradimento molto alto da parte dei clienti dell'azienda americana. Performance costanti, semplicità di utilizzo e versatilità in più settori, queste sono solo alcune delle caratteristiche che hanno reso la Form2 un prodotto vincente.

Oggi Formlabs torna a colpire con due nuovi prodotti, i quali portano sul mercato una nuova tecnologia: la Low Force Stereolithography (LFS)™, "una forma avanzata di stereolitografia che offre una qualità di stampa incredibile, supporti più leggeri e una piattaforma per materiali e applicazioni più avanzati".
I nuovi modelli Formlabs Form 3 e 3L saranno supportati da nuove funzionalità anche lato software. Sarà possibile avviare lavori di stampa in remoto e gestire una coda di stampa condivisa, funzionalità molto interessanti per professionisti e aziende che necessitano di ottimizzare i tempi di produzione. Formlabs vuole assicurare un'operatività non-stop su un elevato volume di stampa, facendosi aiutare da sensori, avvisi avanzati e componenti che possono essere sostituiti direttamente dagli utenti.

La tecnologia Low Force Stereolithography (LFS)
Le prime stampanti 3D di Formlabs offrivano un setup molto più piccolo e conveniente rispetto agli apparecchi SLA industriali. Il procedimento SLA invertito su cui si basa la Form 2 riduce l'ingombro e i costi ma esercita forze significative sul modello durante la stampa. La stampante tiene in considerazione questo fattore con una forte calibrazione, ma forze di distacco intensificate introducono limitazioni per quanto riguarda materiali e volume di stampa e le parti richiedono robuste strutture di supporto per consentire una produzione di successo.

Con l'introduzione della Low Force Stereolithography (LFS), Formlabs ha riprogettato l'approccio alla stampa 3D con resina per ridurre drasticamente le forze esercitate sulle parti durante il procedimento di stampa.
La stampa 3D LFS si serve di un serbatoio flessibile e d'illuminazione lineare per ottenere una precisione delle parti e una qualità di superficie incredibili. Forze di stampa ridotte consentono strutture di supporto leggerissime e facili da staccare. Inoltre, questo processo apre le porte a una vasta gamma di possibilità per uno sviluppo futuro di materiali avanzati, pronti per il processo di fabbricazione.

All'interno della Form 3 e della Form 3L vi è un motore della parte ottica completamente riprogettato, la Light Processing Unit (LPU), che contiene un sistema compatto di lenti e specchi per fornire stampe accurate e replicabili. All'interno dell'LPU, un galvanometro posiziona il fascio laser ad alta densità sull'asse Y, lo fa passare attraverso un filtro spaziale e successivamente lo dirige verso uno specchio pieghevole e uno specchio parabolico per fornire costantemente un fascio perpendicolare al piano di stampa.
FORM 3 FORM 3L FORM 2 Tecnologia Low Force Stereolithography (LFS) Low Force Stereolithography (LFS) Stereolithography (SLA) Volume di stampa (L × P × A) 14.5 × 14.5 × 18.5 cm
5.7 × 5.7 × 7.3 in 33.5 × 20 × 30 cm
13.2 × 7.9 × 11.8 in 14.5 × 14.5 × 17.5 cm
5.7 × 5.7 × 6.9 in Spessore dello strato (risoluzione verticale) 25 – 300 microns
.001 – .012 in *25 – 300 microns
*.001 – .012 in 25 – 300 microns
.001 – .012 in Risoluzione XY 25 microns
0.001 in 25 microns
0.001 in n/a Dimensione del punto laser 85 microns
0.0033 in 85 microns
0.0033 in 140 microns
0.0055 inches Cartucce di resina 1 2 1  
Per farvi conoscere i nuovi modelli Form 3, Formlabs organizzerà un webinar il 9 aprile. In questa occasione, alcuni esperti racconteranno i dettagli delle nuove macchine. Per partecipare è necessario registrarsi seguendo questo link.

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