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Marco Ardesi

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Ciao, un argomento di cui spesso discuto è la "sparizione" dei kit e delle stampanti 3D auto-assemblate.

La cosa che mi colpisce di più è vedere le aziende italiane che hanno scelto di non coprire questo mercato perdendo il cliente fin dalla prima stampante... 

Mi hanno spiegato molte volte che in Italia i costi si alzano, ma trovo contro-producente lasciare il mercato delle prime stampanti ad aziende estere che proporranno poi al maker prodotti più professionali.

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Ciao @Marco Ardesi,

penso che l'unica problematica siano i costi. Reperire piccole parti e impacchettarle sotto forma di kit può risultare difficoltoso in Italia, visto che la realizzazione delle componenti ha costi maggiori rispetto ad altri paesi.

D'altro lato però sono d'accordo con te: se si trovasse il giusto compromesso tra costo e qualità, forse qualcuno si avvicinerebbe a quel prodotto. Anzi, probabilmente sarebbe una valida modalità per fidelizzare il consumatore al prodotto.

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Ciao @Marco Ardesi

è da parecchio che seguo le tue discussioni.

E' vero che i costi in Italia sono maggiori, ma non abbiamo niente da invidiare come tecnologia a chicchessia.

Forse un kit prodotto da noi potrebbe essere più caro all'inizio ma vista la qualità che potremmo offrire una volta sul mercato i prezzi potrebbero essere più contenuti

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Oltre all’impossibilità di commercializzare un prodotto a prezzi competitivi, esiste un aspetto ancor più importante: “stampante 3D di qualità in kit” è quasi un ossimoro, in quanto la qualità è strettamente legata alla competenza di chi la assembla, a meno che non progetti una stampante in kit a prova di deficiente, ma in questo caso i costi aumenterebbero ulteriormente.

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il discorso secondo me è lo stesso che vale per tutta "l'elettronica di consumo".

Se uno vuole creare il suo kit "economico" deve prendere per forza componenti cinesi i quali avranno i loro costi di importazione,spedizione etc.. (che in Italia sono piu' alti che da tante altre parti) e gia' questo di per se' ti butta fuori dalla fascia di mercato che tenti di "aggredire", poi ci devi aggiungere le spese dell'azienda (manodopera,personale,gestione fiscale etc...) che ancora una volta in Italia sono piu' alte che da molte altre parti. Questi due fattori ti chiudono ogni possibilita' di aggredire una fascia di mercato "economica" perche' devi competere con il cinese che prende la roba sotto casa(nessuna spesa di importazione, dogane, moduli, burocrazia etc..), non ha grosse spese di gestione, ha un sistema fiscale nazionale basato proprio sull'esportazione ed un sistema di movimentazione merce internazionale (corrieri) che fa paura(questo fa fuori dalla fascia di mercato praticamente tutti i paesi civilizzati, qualche anno fa' la Polonia ha fatto il boom con la stampa 3d ma adesso hanno imparato anche li ad alzare le tasse)

Sulla frase "poi al maker prodotti più professionali." non mi trovo d'accordo. in linea di massima il professionista è un incompetente in materia di "stampa 3D" e si limita ad essere l'utilizzatore quindi se gli vendi una "photon" con scritto "brand" a 50.000$ è anche contento. Quando in ambito professionale nomini marche che fanno anche "cinesate" subito si storce il naso perche' subito si associa la marca al prodotto scadente da 200$ e anche se questa marca poi tira fuori un prodotto "da professionisti" nessuno ci si avvicina perche' verrebbe giudicato male(un po' come se Bulgari si mettesse a fare gli orologi a 120euro).

insomma nel mondo della stampa 3d professionale Italiano (ma in generale un po' su tutti i mercati) il nome ed il prezzo fanno la differenza e devi indirizzare la tua azienda verso la fascia di mercato hobbystica o quella professionale, farle entrambe è sempre molto difficile in tutti i settori anche in quello degli "strumenti" dove in teoria ed in pratica non dovrebbe fregartene un cavolo.

 

 

 

 

 

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6 ore fa, Alessandro Tassinari ha scritto:

Ciao @Marco Ardesi,

penso che l'unica problematica siano i costi. Reperire piccole parti e impacchettarle sotto forma di kit può risultare difficoltoso in Italia, visto che la realizzazione delle componenti ha costi maggiori rispetto ad altri paesi.

D'altro lato però sono d'accordo con te: se si trovasse il giusto compromesso tra costo e qualità, forse qualcuno si avvicinerebbe a quel prodotto. Anzi, probabilmente sarebbe una valida modalità per fidelizzare il consumatore al prodotto.

Ciao Alessandro, prima di tutto complimenti per la community attiva che hai creato. Concordo con te sui costi di assemblaggio. Ma non coincide con la politica attuale della aziende, in quanto oggi forniscono l'assemblato. Per chi fornisce l'assemblato ci sono sicuramente più costi di manodopera.

Detto questo capisco benissimo la scelta di tutte le imprese Italiane che hanno deciso di dare l'assemblato per questioni di garanzia e qualità. Il target delle aziende Italiane che fabbricano stampanti 3D infatti è aziendale.

Per un mercato "home", che nessuno aggredisce in Italia, secondo i miei calcoli c'è più possibilità di rendere il prodotto economico... in quanto prevede solo la preparazione di un kit. Ovviamente le componenti non dico che devono essere tutte Italiane perchè è impossibile. Quindi il costo dei componenti del kit dovrebbe essere comunque basso ed il linea con il mercato.

Concordo con te sul fatto che per fidelizzare il cliente, o meglio per catturare la sua attenzione fin dalla prima esperienza, un kit sia molto utile,

 

3 ore fa, Mino ha scritto:

Oltre all’impossibilità di commercializzare un prodotto a prezzi competitivi, esiste un aspetto ancor più importante: “stampante 3D di qualità in kit” è quasi un ossimoro, in quanto la qualità è strettamente legata alla competenza di chi la assembla, a meno che non progetti una stampante in kit a prova di deficiente, ma in questo caso i costi aumenterebbero ulteriormente.

Ciao @Mino concordo con te. L'obiettivo infatti del kit, secondo me, è quello educativo. Il fatto che "se la stampante non è assemblata con cura non hai la qualità", secondo me è costruttivo e positivo.

2 ore fa, FoNzY ha scritto:

il discorso secondo me è lo stesso che vale per tutta "l'elettronica di consumo".

Se uno vuole creare il suo kit "economico" deve prendere per forza componenti cinesi i quali avranno i loro costi di importazione,spedizione etc.. (che in Italia sono piu' alti che da tante altre parti) e gia' questo di per se' ti butta fuori dalla fascia di mercato che tenti di "aggredire", poi ci devi aggiungere le spese dell'azienda (manodopera,personale,gestione fiscale etc...) che ancora una volta in Italia sono piu' alte che da molte altre parti. Questi due fattori ti chiudono ogni possibilita' di aggredire una fascia di mercato "economica" perche' devi competere con il cinese che prende la roba sotto casa(nessuna spesa di importazione, dogane, moduli, burocrazia etc..), non ha grosse spese di gestione, ha un sistema fiscale nazionale basato proprio sull'esportazione ed un sistema di movimentazione merce internazionale (corrieri) che fa paura(questo fa fuori dalla fascia di mercato praticamente tutti i paesi civilizzati, qualche anno fa' la Polonia ha fatto il boom con la stampa 3d ma adesso hanno imparato anche li ad alzare le tasse)

Sulla frase "poi al maker prodotti più professionali." non mi trovo d'accordo. in linea di massima il professionista è un incompetente in materia di "stampa 3D" e si limita ad essere l'utilizzatore quindi se gli vendi una "photon" con scritto "brand" a 50.000$ è anche contento. Quando in ambito professionale nomini marche che fanno anche "cinesate" subito si storce il naso perche' subito si associa la marca al prodotto scadente da 200$ e anche se questa marca poi tira fuori un prodotto "da professionisti" nessuno ci si avvicina perche' verrebbe giudicato male(un po' come se Bulgari si mettesse a fare gli orologi a 120euro).

insomma nel mondo della stampa 3d professionale Italiano (ma in generale un po' su tutti i mercati) il nome ed il prezzo fanno la differenza e devi indirizzare la tua azienda verso la fascia di mercato hobbystica o quella professionale, farle entrambe è sempre molto difficile in tutti i settori anche in quello degli "strumenti" dove in teoria ed in pratica non dovrebbe fregartene un cavolo.

 

 

 

 

 

Ciao@FoNzY, riassumo ciò che hai scritto affermando che, come dici te, la gestione di un'impresa oggi è complicata in Italia. Io ho 2 attività ed a breve avvierò la terza e spesso mi sono trovato ad affrontare problemi molto complessi e demotivanti.

Detto questo oggi ci sono due grossi "dati di fatto":

Il kit non ha concorrenti

In Italia oggi puoi avviare l'azienda senza troppi problemi (stando in un mercato ovviamente molto tassato)

Come dico sempre, ogni prodotto ha un target di riferimento. Quando un target non trova il suo prodotto, li nascono le possibilità di avviare una start-up che soddisfi quel bisogno IL PRIMA POSSIBILE.

 

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Se voglio un’automobile, vado dal concessionario e ne acquisto una, non ordino tutti i pezzi in scatola di montaggio; lo stesso vale per qualunque altro strumento/macchinario che desidero utilizzare.

All’utilizzatore finale non frega nulla di saper montare una stampante, ha necessità di utilizzarla e  si aspetta che sia il più “user friendly” possibile. 

La tecnologia deve essere accessibile a tutti, affinché possa prendere piede. Se l’informatica non avesse investito sulla semplicità di utilizzo, oggi il mondo non sarebbe lo stesso. 

Come dice @FoNzYchi vuole fare un uso produttivo della stampa 3D vuole caricare il GCode, premere un bottone e aspettare il risultato finale. Senza se, senza ma e a costo di spendere 10.000€ piuttosto che 200. Per cui alle aziende che puntano su questo target, di fornire i kit non frega nulla anzi, preferirebbe che non esistessero. 

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14 ore fa, Mino ha scritto:

Se voglio un’automobile, vado dal concessionario e ne acquisto una, non ordino tutti i pezzi in scatola di montaggio; lo stesso vale per qualunque altro strumento/macchinario che desidero utilizzare.

All’utilizzatore finale non frega nulla di saper montare una stampante, ha necessità di utilizzarla e  si aspetta che sia il più “user friendly” possibile. 

La tecnologia deve essere accessibile a tutti, affinché possa prendere piede. Se l’informatica non avesse investito sulla semplicità di utilizzo, oggi il mondo non sarebbe lo stesso. 

Come dice @FoNzYchi vuole fare un uso produttivo della stampa 3D vuole caricare il GCode, premere un bottone e aspettare il risultato finale. Senza se, senza ma e a costo di spendere 10.000€ piuttosto che 200. Per cui alle aziende che puntano su questo target, di fornire i kit non frega nulla anzi, preferirebbe che non esistessero. 

Ciao @Mino, concordo con te sull'uso della stampante 3D professionale per aziende. Sul fatto che vogliono "chiavi in mano" e che la stampante produca... o meglio vorrebbero.

Lavorando con le scuole però mi sono accordo di questa lacuna... Nella scuola dove insegno io per esempio hanno motori che smontano e montano... Sono meccanici. Per l'uso delle stampanti 3D invece hanno solo il pre-assemblato. Esiste solo Prusa che ha fra l'altro un prezzo alto che favorirebbe anche un ricarico discreto per chi le fa. Tralasciando la questione economicità e costi:

non dico che le stampanti dovrebbero essere in tutte in kit... dico che nn ce ne sono più sul mercato neanche per coloro che vorrebbero imparare a montarla. Non ci sono proprio progetti Italiani per questa applicazione in particolare.

Questo è un grosso peccato... Questo dimostra la povertà culturale ed etica che è rimasta nell'aria dagli anni scorsi. Povertà che è rimasta anche all'interno delle scuole e che aleggia anche negli imprenditori che sono convinti che investire in cose che non ti fanno guadagnare non abbia senso... Tipo la cultura.

Inoltre ho conosciuto imprese che hanno speso molti soldi in stampanti 3D per avere meno problemi... Oggi non si sono pagati i macchinari, sono obsoleti e non hanno neanche capito come metterci le mani. L'atteggiamento chiavi in mano oggi prevede un alto rischio vista la quantità enorme di stampanti 3D sul mercato.

 

Io non ho apprezzato per niente la scelta di non produrre più stampanti 3D in kit come la Evo di Nicola P. Come non ho apprezzato anche che alcuni collaboratori non abbiano voluto portare avanti un progetto in kit per favorire l'apprendimento per questioni economiche.

 

Sono proprio due obiettivi diversi secondo me... Io ho un'obiettivo formativo e chi fa stampanti ha un'obiettivo di guadagnare giustamente. Vendendo una stampante 3D assemblata devi fare in modo che la stampante funzioni... Vendendo un kit devi fare in modo che il consumatore sia formato e competente.

 

 

 

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IL TEMPO PASSA ed riferimenti nel mercato si fanno sempre più PRESENTI.

Una cosa interessante secondo me che dovrebbero fare le imprese Italiane è creare una stampante 3D entry-level e distribuire il progetto gratuitamente. Sono convinto che le risorse ci siano ed anche le macchine per creare le componenti.

Anche le competenze ci sono vedendo lo stato attuale delle imprese Italiane e le community attive come questa.

Questo provocherebbe molta visibilità.

In alcuni stati la visibilità è la base del marketing!

 

La Raise per esempio ha applicato lo stesso meccanismo con lo slicer.

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in effetti, preparare kit, anche con prodotti "cinesi" leggi economici ma con una "una certa qualità di prestazioni", porterebbe un numero considerevole di potenziali clienti che vorrebbero aumentare le loro qualità man mano che prendono le giuste esperienze/competenze....
mi ricordo negli anni 80, il mondo hi-fi nelle auto...  che alla fine lavori, avevano speso più soldi per gli accessori che per le auto... macchine usate da 5 milioni avevano impianti da 10... e immaginatevi che qualità audio potevano avere...  😁🤣

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