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Le migliori guide alla stampa 3D, curate dalla redazione di Stampa 3D forum. Guide all'acquisto, guide all'uso, consigli pratici e molto altro.
Open BioMedical Initiative
Chi quest'anno ha partecipato alla seconda edizione della Maker Faire di Roma ha visto come uno dei temi più caldi dell'innovazione sia la stampa 3D applicata al campo della biomedica e della chirurgia. Non più una tecnologia di nicchia, la stampa 3D si sta diffondendo nei più svariati campi, rivoluzionando approcci e soluzioni e portando la personalizzazione verso nuove frontiere tutte da sperimentare. Tale tecnologia inizia intanto a uscire dai primi incubatori di idee quali FabLab e Makerspace per conquistare ambienti accademici e altamente specialistici, dimostrandosi estremamente flessibile e assicurando una gamma di creatività fin'ora inconcepibile.

Una delle ultime notizie a tal proposito riguarda un gruppo di medici, in Cina, che hanno effettuato il primo intervento chirurgico al mondo di sostituzione di vertebra utilizzando una versione personalizzata creata con una stampante 3D.

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L'operazione ha interessato un ragazzo di 12 anni, Minghao, finito in ospedale dopo essersi rotto una vertebra del collo durante una partita di calcio. Analisi più approfondite hanno poi portato alla scoperta di un tumore alla seconda vertebra cervicale (C2), necessariamente da rimuovere per evitare lesioni irreversibili al midollo spinale. A capo dell'operazione, il team di chirurghi della Peking University Third Hospital di Pechino, guidati dal direttore del dipartimento Liu Zhongjun, che hanno deciso di seguire un approccio innovativo nella sostituzione della vertebra.

Per la prima volta al mondo nella chirurgia spinale ortopedica, infatti, la sostituzione è stata accompagnata dalla personalizzazione della vertebra stessa, realizzata mediante stampa 3D. Dopo aver rimosso la vertebra naturale, i chirurghi hanno posizionato un innesto tra la prima e la terza vertebra. Secondo il dottor Liu, utilizzando le soluzioni tradizionali, dopo l’intervento la testa del paziente deve essere racchiusa con un sistema di perni, onde evitare che questa tocchi il letto a riposo e deve mantenere questa posizione per almeno tre mesi. Con la tecnologia di stampa 3D invece è possibile simulare la forma della vertebra molto più efficacemente rispetto ai metodi classici.

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Mentre gli impianti stampati in 3D sono ancora in fase di sperimentazione clinica, i primi dati mostrano un recupero particolarmente rapido delle condizioni fisiche nonchè assenza di effetti collaterali indesiderati o reazioni avverse. La stampa 3D permette di realizzare strutture specifiche capaci di riproporre la complessità morfologica delle parti anatomiche. Le protesi ortopediche attuali infatti sono spesso forme geometriche semplificate dei corrispettivi biologici e non assicurano un’adesione sempre efficace. Le stesse strutture stampate in 3D sono invece capaci di adattarsi perfettamente aumentando la qualità dell’adesione.

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Un altro aspetto, per quanto riguarda le strutture ossee, è che la stampa 3D permette di realizzare strutture di metallo poroso. Come descritto da Liu Zhongjun, gli studi pre-clinici hanno indicato come l'osso possa crescere nei pori del metallo aumentando la resistenza dell'impianto stesso. Le protesi in 3D si adattano così completamente all'osso e di conseguenza riducono non solo la pressione su di esso, ma permettono anche la sua crescita negli impianti. Sotto questo aspetto gli impianti stampati in 3D si dimostrano più affidabili di quelli tradizionali riducendo al minimo gli effetti collaterali post operatori, sia meccanici che fisiologici.

Ancora una volta sembra che proprio con la stampa 3D l’uomo abbia trovato il modo di far parlare efficacemente la sua complessità naturale con la tecnologia.

Valentino Megale 

Roberto Coppa
Si presenta al mondo attraverso una fruttuosa campagna di crowdfounding su Kickstarter raccogliendo quasi tre volte la somma richiesta, stupisce con il suo ottimo rapporto qualità prezzo.

Stiamo parlando di Robox, una stampante 3D dal design curato, che, visto il suo prezzo, rientra nella categoria delle stampanti “commerciali”. CEL, l’azienda inglese che sta dietro allo sviluppo del prodotto, non si è limitata solamente a contenerne i costi, ma bensì ad offrire una stampante di ottima qualità per il grande pubblico.

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La principale caratteristica di Robox è il corpo estrusore contenente due ugelli, uno più preciso per i contorni e i particolari, con un diametro di 0.3 millimetri, e un secondo più grande, da 0.8 millimetri, impiegato per i riempimenti.

Normalmente, più dettaglio si richiede per la stampa, maggiore sarà il tempo che la macchina impiegherà a completare l’oggetto. Volendo quindi un processo rapido, si dovrà inevitabilmente pagare in termini di qualità. Grazie all’ innovativa tecnologia di Robox invece, potremmo ottenere prodotti qualitativamente eccellenti con una velocità, dichiarata dal produttore, maggiore del 300 % rispetto ai principali competitors e una risoluzione massima del layer di ben 20 micron.

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Il corpo estrusore è facilmente removibile ed è inoltre possibile eseguire un upgrade funzionale acquistando separatamente un secondo, in modo da eseguire stampe con due differenti materiali o colori.

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Altro punto di forza è sicuramente la vasta compatibilità per quanto riguarda i materiali di stampa, infatti è in grado di lavorare PLA, ABS, HIPS, Nylon, PC e PVA, con la comodità di non dover ogni volta settare nuovi parametri. Questo perché le bobine fornite dal produttore sono dotate di un chip interno già programmato in base al materiale contenuto.

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Il tutto è supportato dal software AutoMaker™ sviluppato direttamente da CEL, con una doppia interfaccia: una semplificata, per chi desidera un approccio Plug and Print, e una più complessa per chi desidera avere un pieno controllo su tutti i parametri di stampa.

Robox viene distribuita attraverso il sito http://robox.cel-uk.com/ ad un prezzo di 849.90 sterline (circa 1080 €) attualmente scontata rispetto al prezzo di listino di 999.90 sterline, il che la rende un prodotto assolutamente appetibile.

stampa3D
“Una domanda: che cosa te ne fai delle tue idee grandi? E se potessi riprodurre oggetti in scala 1:1 con una stampante 3D?”


Mentre la maggior parte degli utenti di stampanti 3D sono abitualmente limitati nella creazione di oggetti a “misura di mano”, la BigRep, startup berlinese basata sulla stampa 3D ad ampia scala, ha voluto rendere disponibile una stampante 3D in grado di restituire oggetti di grandi dimensioni.

BigRep ha esposto il suo primo prodotto, la stampante 3D BigRep ONE nel febbraio 2014; essa presentava un volume di lavoro di 1060 mm x 1070 mm x 1105 mm, coincidenti a 1.3 m3  ed era in grado di fabbricare oggetti in scala 1:1, diventando a tutti gli effetti una delle stampanti 3D FDM più grandi sul mercato.

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La BigRep ONE.2, apparentemente una seconda versione con le medesime funzionalità, occupa uno stesso volume di lavoro di 1.3 m3, con dimensioni 1100 mm x 1067 mm x 1097 mm, ed è stata presentata all‘Euromold 2014 di Francoforte nell’ultima settimana di Novembre. Incorpora due estrusori e può variare la risoluzione di stampa tra i 100 e i 1000 micron, ossia tra 1 mm e 1 cm di altezza del layer.

Oltre alle caratteristiche dimensionali, le quali pongono le stampanti in una posizione tale da essere le più grandi FDM sul mercato, poiché dotate di un volume che le pone a metà via tra una stampante di dimensioni classiche e quelle di dimensioni industriali, esse sono facili e rapide da montare: necessitano all’incirca due ore. Inoltre, risultano particolarmente aperte nell’accogliere diversi tipi di materiali, stampando tranquillamente PLA, ABS, PVA, HDPE, PC, TPE, LAYWOOD, LAYBRICK e composti biodegradabili riciclati.

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Il successo di questa startup è stato immediato ed esponenziale, tanto che poco tempo fa ha ricevuto con successo il suo primo round di finanziamento; i nuovi investitori sono la Banca di sviluppo KfW attraverso il suo "ERP Fund Program" e un gruppo esperto di Business Angels, tra i quali il dottor Christian Reitberger (famoso investitore VC), Johannes von Borries (fondatore di Nanda Technologies) e Dr. Alexander Ey (fondatore di BillSAFE).

“Le stampanti di grande formato della BigRep sono a buon prezzo e le soluzioni “Cloud Printing” per i clienti quali le industrie stanno facendo passi in avanti per una nuova dimensione in questa promettente tecnologia." ha detto René Gurka, Amministratore Delegato di BigRep.

"Da quando abbiamo iniziato la nostra attività all'inizio del 2014, siamo stati letteralmente inondati di richieste e domande. I nostri nuovi azionisti non solo ci sostengono a livello finanziario, ma ancor meglio è fornici le conoscenze per favorire l'espansione della nostra ricerca e sviluppo, produzione e vendita."

Questo finanziamento permetterà alla società di sviluppare ulteriormente il suo ecosistema di stampa 3D. I dispositivi così creati consentiranno agli utenti professionali come architetti, designer, scienziati e artisti di sviluppare le sedie originali, tavoli, prototipi o grandi pezzi di ricambio con la grossa potenzialità di poter essere prodotti localmente a costi ragionevoli.

Grazie a questa “grande idea” si possono ora realizzare “idee grandi” e moltiplicarle facilmente per tutto il globo.


Open BioMedical Initiative
L'Italia si sà, tra varie cose, è vista come il paese degli inventori, Leonardo da Vinci, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi, Alessandro Volta, tutti italiani ed inventori di secoli passati che hanno preceduto i meno conosciuti, ma altrettanto indispensabili, artigiani del 1900, con l'aggiunta di "digitali" nel XXI secolo.

Ma l'Italia è vista anche come uno dei paesi più all'avanguardia in ambito biomedicale, soprattutto in quello della ricerca dove, nonostante i mezzi a disposizione, costantemente spunta un nome italiano in alcuni tra i più importanti traguardi degli ultimi decenni.

Nel tentativo di unire questi due mondi col collante del making, dell’open source, della stampa 3D, nel Novembre 2014 due realtà rappresentative dei due ambienti di cui sopra, hanno stretto una forte collaborazione: Sharebot e Open BioMedical Initiative.

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Sharebot è l'azienda leader in Italia ed una delle più importanti in Europa per quanto riguarda la prototipazione rapida, inoltre l'unica al mondo insieme a 3D System ad avere stampanti 3D basate su ben tre diverse tecnologie (FFF, SLS, DLP). Recente è la collaborazione con Arduino che ha dato il via alla produzione di “Materia101”, la prima stampante 3D a marchio Arduino basata sulla famosa scheda open source.

Da un lato la costante ricerca di nuove sfide ingegneristiche per migliorare i propri prodotti, dall'altro il forte impegno a diffondere il concetto di stampa 3D nella fascia consumer (di poche settimane è la presentazione della collana di fascicoli in edicola Costruisci la tua Stampante 3D) pongono la Sharebot come una realtà molto dinamica e attenta a tutto ciò che ruota attorno al mondo della stampa 3D.

Open BioMedical Initiative (OBM) è un’organizzazione no-profit, strutturata in una community online a libero accesso, per lo sviluppo e la distribuzione di tecnologie biomedicali open source, low-cost e stampabili in 3D. Nasce nell'aprile 2014 dall’idea che la biomedica tradizionale, pur avendo un bacino di potenziali utenti enorme, permette solo a pochi di usufruire davvero di queste tecnologie trattandosi di prodotti molto complessi e quindi anche molto costosi. Basti pensare che migliaia di uomini, donne e bambini nel mondo, a causa di eventi come guerre, povertà e malattie, vedono la propria vita sconvolta, spesso irreversibilmente come nel caso della perdita di un arto o di un figlio nato prematuramente. Al momento porta avanti due progetti protesici ed uno di neonatologia, oltre ad una linea editoriale propria ed a costanti eventi sul territorio italiano. In tutti questi ambiti, l’OBM Initiative si impegna a cogliere al meglio le potenzialità offerte dalla rete, sfruttando la forza della collaborazione virtuale per dare a tutti l’opportunità di partecipare attivamente ai progetti. Una biomedica per tutti, costruita dall’impegno e dalla passione di tutti coloro che desiderano “fare” per “aiutare”.

Ecco allora che le due realtà appena descritte, attivamente impegnate a dare una personalità alle tecnologie del futuro, stringono ufficialmente una collaborazione per portare su un nuovo livello il lavoro di entrambe.

L’obiettivo di tale partnership è da un lato di integrare in modo costruttivo la tecnologia di fabbricazione digitale di Sharebot con la sua applicazione pratica in ambito biomedicale, avvalendosi dell’esperienza biomedicale della community sempre più numerosa dell’OBM Initiative.

Dall’altro lato l’Open BioMedical Initiative potrà usufruire di stampanti 3D di alta qualità nello studio e nella ricerca dei propri progetti, avendo accesso al know-how ed al supporto degli esperti di Sharebot.

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Entrambe le realtà cercheranno quindi in integrare le proprie conoscenze sviluppate in mesi ed anni per costruire un percorso comune, nella divulgazione (tramite eventi e reciproco scambio di materiale) e nella ricerca e test dei vari progetti..

Si uniranno così le forze per educare più persone al making, anche in ambito biomedicale e per sviluppare tecnologie al servizio dell’uomo e della sua salute.

Ma innovazione è una sfida che non significa solo fare in modo nuovo, ma anche pensare in modo nuovo. L’applicazione biomedicale della stampa 3D basata su una libera condivisione dei contenuti, tecnologie maggiormente accessibili e delocalizzazione della ricerca e produzione sono quanto mai una grande opportunità di riflessione comune per proporre nuovi modelli del fare e del creare, potenzialmente poi utili in ogni altro campo.

Se aiutare significa anche suggerire le basi per il cambiamento, ora più che mai possono farlo insieme, Sharebot e Open BioMedical Initiative.

Roberto Coppa
Una delle più interessanti applicazioni della stampa 3D è sicuramente la realizzazione di modelli in metallo. Questa risulta un’enorme rivoluzione ed una efficace risposta verso l’attuale processo produttivo, soprattutto per quanto riguarda la produzione di modelli unici nel loro genere. Basti pensare alle protesi in campo medico, che in molti casi devono essere prodotte su misura. L’utilità di questa tecnologia tocca moltissimi ambiti, ad oggi però, il processo di produzione è estremamente costoso e quindi molto lontano dalla fascia consumer del mercato. Le attuali tecnologie di stampa di oggetti metallici hanno un costo minimo di circa 70.000 euro.

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Per risolvere questo problema vengono in risposta tre scienziati della University of Southern California: Payman Torabi, Matthew Petros e Behrokh Khoshnevis. Il loro studio, recentemente pubblicato sul giornale “3D printing and Additive Manufacturing”, mostra un innovativo processo di stampa chiamato Selective Inhibition Sintering (SIS), ovvero, Inibitore selettivo di sinterizzazione.
Il funzionamento si basa su una soluzione chimica in forma liquida (C 12 H 22 O 11) nebulizzata nel perimetro della sezione. Grazie a questo speciale inibitore, si evita che le parti trattate vengano fuse durante la cottura. In pratica si stendono singoli strati di polvere di metallo, dopodiché il liquido viene applicato formando il contorno della sezione da stampare. In questo modo, un volta completato il processo per tutti i layer, il blocco viene inviato alla fornace, restituendo poi il prodotto finito.



[caption id=attachment_11028" align="aligncenter" width="600]http://www.stampa3d-forum.it/wp-content/uploads/2014/12/Selective-Inhibition-Sintering-SIS-stampa-3d-metallo-economica.jpg 1) stesura della polvere 2) deposito dell'inibitore 3) sinterizzazione del blocco nella fornace 4) rimozione delle parti trattate con l'inibitore[/caption]
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Il tutto risulta quindi un processo “opposto” rispetto al già conosciuto SLS, dove per ottenere il modello un laser fonde direttamente le sezioni.
Il prezzo, dovrebbe risultare inferiore ai 5.000 dollari, fatto che classificherebbe la macchina nella categoria delle stampanti 3D “commerciali”. Oltre il costo, l’utilizzo di questa nuova tecnologia presenterà numerosi vantaggi:
- la grandezza complessiva della stampante SIS sarà inferiore grazie all’utilizzo di testine di stampa commerciali al posto di costose tecnologie laser o a fasci di elettroni;
- la velocità sarà superiore in quanto verrà trattato solamente il contorno e non l’intera parte della sezione;
- le parti metalliche risulteranno incontaminate da qualunque tipo di sostanza. Le caratteristiche del metallo puro sono superiori rispetto a quelle di un metallo contaminato;
- essendo privi di legante, non contaminano la fornace;
- il modello non necessita di supporti perché viene sostenuto dalla parte residua del materiale, ovvero quella che non subisce fusione.

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Gli ideatori del progetto affermano che la tecnologia è praticamente pronta per entrare sul mercato e quindi vicinissima a fare felici i molti appassionati della tecnologia additiva che si sono dimostrati diffidenti rispetto le attuali tecnologie disponibili sul mercato. Purtroppo non è stata ancora definita una data di lancio del prodotto. Rimarremo in attesa.

Gabriele Carrara
Qualche anno fa si pensava che le stampanti 3D potessero stampare solo ABS e PLA ma ultimamente si sta sfatando questo vecchio pensiero, grazie a tutte quelle aziende che stanno testando e commercializzando nuovi filamenti. Una di queste è Proto-Pasta, una piccola società con sede a Vancuver, creata da quattro appassionati di stampa 3D. Essa ha annunciato l’immissione sul mercato di due nuovi filamenti metallici (in realtà polimeri caricati con particelle al metallo) con proprietà uniche. 

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Questi prodotti verranno commercializzati ad inizio 2015, Proto-Pasta ha inoltre aperto un concorso, chiedendo ai partecipanti di progettare il rocchetto con il quale sarà fornito il materiale. Il fortunato vincitore sarà il primo a ricevere questi nuovi filamenti, posizionati sui rocchetti pensati da lui. Ovviamente chiunque possieda una stampante 3d potrà oltre che disegnare il proprio progetto, realizzarlo per mostrare in concreto il proprio pensiero.

Il primo prodotto presentato da Proto-Pasta è un PLA caricato con acciaio che potrà essere lucidato per ottenere una finitura metallica brillante, potendo così ottenere un manufatto simile a quelli ottenuti per colata. Un particolare molto interessante, proprio per l’estetica dei nostri manufatti, consentendo a noi utilizzatori la possibilità di creare gioielli, parti in vista e qualsiasi oggetto che voglia essere esposto. Infatti l'aspetto estetico è una delle cose in cui le maggiori aziende come di consumabili e startup come Proto-Pasta si stanno avventurando.

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Il secondo è un PLA presentato da Proto-Pasta caricato con ferro, unico nel suo genere,  questo filamento permette di ottenere prodotti con proprietà magnetiche. È possibile anche compiere un processo di ossidazione, avendo cosi una finitura simil ruggine (potendo stampare anche pezzi con un estetica molto ‘vintage’).

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Sfortunatamente non abbiamo altre notizie, fra cui il nome o la composizione del metallo, le temperature di lavorazione. Una cosa la sappiamo però il prezzo: 13,50$ per 125 grammi (1.75mm) per il PLA acciaio mentre 11.75$ per 125 grammi di PLA magnetico (1.75 mm). Ora non ci resta altro che attendere  nuove informazioni per condividerle immediatamente con voi e perché no, magari una prova di stampa!


Open BioMedical Initiative
Medicina - Negli ultimi anni la ricostruzione 3D di parti anatomiche è diventata un supporto basilare per la diagnostica, a partire dalla didattica fino alla pianificazione degli interventi. I settori più interessati sono quelli dell’ortopedia e della chirurgia maxillo-facciale, tuttavia nuovi software hanno aperto la strada anche al campo cardiovascolare. E’ il caso della Materialise, fornitore leader di software 3D, sia per la modellazione che per la stampa.

In particolare Mimics Innovation Suite è un software della Materialise che partendo da dati forniti da indagini tradizionali come TAC, risonanza magnetica, ecografia 3D, ecc. rielabora un modello anatomico 3D di notevole accuratezza e specifico per ciascun paziente che permette di dare ai medici informazioni supplementari al fine di determinare la migliore procedura di intervento. E non è tutto, infatti Materialise ha sviluppato un proprio procedimento, chiamato HeartPrint® Flex, per la creazione di modelli cardiovascolari flessibili, stampati in 3D, che riproducono la flessibilità propria dei tessuti cardiaci. Questi prodotti sono già stati testati sul campo con ottimi risultati.

E’ storia recente l’intervento effettuato sul cuore di un bimbo di appena una settimana di vita nato con una complessa cardiopatia congenita.

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Il giorno dopo la nascita è stato sottoposto a Tac per acquisire i dati, quindi con Mimics é stato creato un modello digitale 3D poi stampato, ottenendo una perfetta replica dell’organo completa di ogni dettaglio muscolare.

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Il team di medici del New York-Presbyterian/Morgan Stanley Children’s Hospital ha utilizzato il modello per pianificare un'operazione che ha risolto in un unico intervento tutti i problemi del cuore del bimbo.

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Altro esempio è il caso di Bradley White, un ragazzo di 16 anni che è nato con un tumore che ha provocato l’irregolarità del battito cardiaco. Con l'aiuto di modelli HeartPrint® stampati in 3D, i medici sono stati in grado di determinare il miglior trattamento per la patologia di Bradley.


"Dopo il successo di questa chirurgia, è difficile immaginare di dover entrare in una sala operatoria per un altro caso difficile senza ausilio di un modello 3D. Sicuramente sarà lo standard di cura per il futuro e siamo felici di aprirne la strada ", ha detto il dottor Emile Bacha, cardiochirurgo presso la New York-Presbyterian / Morgan Stanley Children’s Hospital.

Un particolare aspetto del software Mimics è la possibilità di simulare i flussi attraverso cavità o vasi, molto utile nel caso di impianto di valvola cardiaca per valutarne le performance e ottimizzarne il posizionamento, oppure in fase di ricostruzione del setto nasale.

Un esempio pratico è la storia del piccolo Kaiba, affetto da tracheobroncomalacia, causa di collasso delle grandi vie aeree dovuto al rammollimento delle strutture cartilaginee. La riproduzione esatta della sua trachea ha permesso l’impianto di una protesi stampata in un biopolimero chiamato policaprolattone al fine di permettere la dilatazione dei bronchi e il corretto sviluppo delle vie aeree. Nei successivi 3 anni circa l’impianto sarà completamente riassorbito e il bambino risulterà perfettamente sano.


Non c’è dubbio che si stia riscrivendo la storia della medicina: l’uso clinico della stampa 3D e della nuova generazione di imaging permettono di valutare e provare a priori le operazioni necessarie e quindi di effettuare interventi con rischi nettamente ridotti.

Ad evidenziare la rivoluzione in atto vi e’ l’inserimento di HeartPrint® Flex nell’elenco dei dispositivi medici di classe I nei mercati americani ed europei, ovvero il suo riconoscimento come strumento utilizzato per finalità diagnostiche e/o terapeutiche in medicina.

Grazie alle tecnologie 3D stiamo davvero varcando nuove frontiere.

Lusiana Pasquini 

stampa3D

[Reportage] 3DPrint Hub Bari

Pubblicato da stampa3D, in Novità,

Si è conclusa ieri la tappa di 3DPrint Hub Bari, in contemporanea con Proenergy+Expoedil, evento dedicato ai temi dell’edilizia, degli impianti e del territorio.

Dopo le tappe di Parma – all’interno di Mecspe – e Bologna – all’interno di ExpoSanità – il 3DPrint Hub si sè spostato a Bari per una fiera incentrata sulla stampa 3D per l’edilizia e l’architettura sostenibile, approfondendo le tematiche della stampa 3D professionale con applicazioni in ambito progettuale, architetturale, del design e per i sistemi costruttivi.

All'evento sono stati presenti Massimo Moretti di Wasp e Enrico Dini di Shape, i quali hanno potuto presentare i loro progetti e le loro supposizioni sulle evoluzione di questo movimento in grande crescita.

Ecco quindi il nostro reportage dalla fiera, con una serie di scatti significativi da quello che è stato potuto vedere. Ringraziamo Carlo Marani, nostro inviato speciale per 3DPrint Hub Bari.

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stampa3D

3DPrint Hub Bari

Pubblicato da stampa3D, in Guide,

AGGIORNAMENTO 29.11.2014: ecco il nostro reportage da 3DPrint Hub Bari

Dopo le tappe di Parma - all'interno di Mecspe - e Bologna - all'interno di ExpoSanità - il 3DPrint Hub si sposta a Bari per una fiera incentrata sulla stampa 3D per l'edilizia e l'architettura sostenibile in contemporanea con Proenergy+Expoedil, un evento dedicato ai temi dell'Architettura, dell'Edilizia, degli Impianti e del Territorio. Durante questo appuntamento verranno presentate le tematiche della stampa 3D professionale con approfondimenti dedicati alle applicazioni in ambito progettuale, architetturale, design, e per i sistemi costruttivi.



"Anche nell’ambito delle costruzioni, l’utilizzo della stampa 3D non è un orizzonte lontano, ma una realtà sempre più concreta, in grado di rispondere alle esigenze dell’uomo, adattandosi ad ogni luogo. Dalla stampa delle case a km 0, alla progettazione e realizzazione di forme libere per l'edilizia, la stampa 3D rappresenta oggi la risposta rivoluzionaria ai cambiamenti che hanno investito, non solo il settore dell'edilizia, ma l'intero processo di adattamento e insediamento dell'uomo sul Pianeta."



Alla conferenza di apertura saranno presenti Massimo Moretti di Wasp e Enrico Dini di Shape, per presentare i loro progetti e le loro supposizioni sulle evoluzione di questo movimento in grande crescita.

Qui il link all'ingresso omaggio per 3DPrint Hub Bari.


Luogo: Fiera del Levante, Bari. Nuovo Padiglione
Data: 27 - 29 novembre 2014
Orario: dalle 10:00 alle 18:00
Ingressi: Italo Orientale. Lungomare Starita - 70132 Bari

In contemporanea con: Proenergy+Expoedil - evento dedicato ai temi dell'edilizia, degli impianti e del territorio

Ingresso gratuito per gli operatori del settore

Ingresso studenti: studenti universitari previo accredito

AGGIORNAMENTO: ecco il nostro reportage da 3DPrint Hub Bari

Open BioMedical Initiative
Nell'ultimo periodo stiamo assistendo ad un susseguirsi di invenzioni e realizzazioni piu’ o meno creative che, sfruttando l’innovativa tecnologia additiva della stampa 3D, uniscono arte e funzionalità in diversi ambiti dall’industriale al medicale.

E’ il caso di Sean Blaine, laureato in Design presso l’Università del Minnesota con una specializzazione in scultura 3D, ma agente immobiliare di professione, che si è lanciato nel mondo dei Makers considerandosi da sempre un “costruttore” per natura e per passione. Ed è proprio questa sua predisposizione artistica che lo ha portato a sviluppare il suo Dito Origami.

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L’idea di questa protesi è nata da un’esigenza reale che non poteva essere soddisfatta attraverso le attuali protesi di dita presenti sul mercato a causa del costo che richiedeva un impegno economico che non avrebbe potuto sostenere.

Ci sono volute circa 200 ore di sviluppo e design utilizzando Wings3D e altre 400 ore tra realizzazione dei prototipi e stampa, ma alla fine Blaine è riuscito a realizzare la sua protesi in soli 13 mesi. La protesi e’ stata realizzata utilizzando come materiale Taulman3D Nylon in modo da essere molto flessibile ma al tempo stesso di avere una certa rigidità in base alla modalita’ di stampa. Cio’ ha richiesto l’utilizzo di una struttura ordinata come un cono od un cilindro sulla quale sono state combinate delle strutture a cerniera per permettere la flessione del dito.

Questa cerniera “vivente” presenta uno spessore di circa 0,5-1 mm e deve avere una resistenza di circa 50-100 kg. Una volta realizzato il design, Blaine ha stampato la sua protesi utilizzando una stampante MakerBot Replicator 3 ° Gen 3D.

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La protesi spiega Blaine, di cui e’ possibile trovare i modelli 3D su Thingiverse, è costituita da una struttura toroidale creata su un supporto rigido a forma di cono o cilindro con l’aggiunta di nodi flessibili. Questo tipo di architettura cambia il concetto di design attraverso la stampa 3D. Invece di stampare tante strutture rigide basate su geometrie semplici che devono poi essere assemblate insieme, viene utilizzata una geometria sicuramente piu complessa ma stampabile in un unico componente. La modellazione 3D con strutture complesse a geometria mobile è potenzialmente uno dei modi più interessanti per creare protesi stampate in 3D. Anche noi di Open BioMedical Initiative riteniamo che l'idea abbia un enorme potenziale tecnico e umano come nel caso di amputati parziali, soprattutto per le aree meno sviluppate del mondo dove a causa dei costi proibitivi comparati con le disponibilità economiche di questi paesi non si sarebbe mai potuto sognare di avere un dispositivo protesico alla portata di tutti.

Il lavoro di Blaine non è ancora terminato ma sta già lavorando su un nuovo progetto per la realizzazione di una protesi di pollice, le prossime novità sono quindi tutte da scoprire.

Orlando Rossi 

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Recensione Sharebot Kiwi 3D - Conclusioni

Pubblicato da stampa3D, in Recensioni,

Tutto sommato, la piccola Kiwi 3D ci ha sorpresi. Siamo riusciti a produrre dei bei modelli, spingendola al massimo del suo potenziale con stampe che superavano le 8 ore di lavoro e ottenendo i risultati che volevamo. La struttura è solida e non abbiamo avuto problemi a trasportarla in giro a più di un evento: la metti nello scatolone, la carichi in auto e la ritiri fuori per stampare. Se hai evitato le buche per strada, non devi neanche livellare di nuovo il piatto: inserisci il filamento e via che si stampa.

Il volume di stampa è limitante, sarete costretti a stampare modelli abbastanza piccoli, oppure a dividere in pezzi da assemblare i modelli più grandi - se non sapete come fare, ecco qualche consiglio. Dividendo il modello in pezzi prolungherete inevitabilmente i tempi per ottenere l'oggetto finito. Il materiale consigliato è solamente il PLA; non che questa sia una grandissima limitazione, noi siamo riusciti a stampare anche con filamenti in gomma. Con l'ABS avrete problemi a causa dell'assenza del piatto riscaldato. La fase di slicing è agevolata grazie ai profili scaricabili dal sito di Sharebot, anche se questo non vi salverà dalla necessità di conoscere i parametri per arrivare a stampare i modelli esattamente come volete voi.

La Kiwi 3D è consigliata a chi si avvicina per la prima volta alla stampa 3D e a chi non necessita di una stampante di grandi dimensioni. Sicuramente è un po' più macchinosa rispetto ad altre stampanti ma, una volta che ci avrete preso confidenza, potrete farla produrre senza sosta.

Prezzo: 570€ per il kit di montaggio, 696€ assemblata.

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Design

Printing test

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Recensione Sharebot Kiwi 3D - Hack&Tips

Pubblicato da stampa3D, in Recensioni,

STAMPA: SELEZIONE "NORMALE" O "PLA"

Quando vorrete lanciare la stampa, il menu vi chiederà quale profilo usare. Se selezionate "Normale", la stampa sarà eseguita con le impostazioni come da slicing. Se selezionate "PLA", la stampante utilizzerà delle impostazioni già pronte ed estruderà il filo a 230°C. Sconsigliamo vivamente di utilizzare quest'ultima impostazione in quanto 230°C sono tanti per lavorare con il PLA e, in secondo luogo, perché perderete le impostazioni che voi stessi avete scelto, ottenendo risultati differenti.
 

LIVELLAMENTO DEL PIATTO: DA RIPETERE

E' vero, il livellamento del piatto è molto semplice da fare. Bisogna però ammettere che, visto l'assemblamento basico del piatto, spesso può essere necessario ripetere l'operazione. Infatti, le molle che alzano il piatto sono continuamente in tensione e può capitare che, agendo su una di esse, si vada a traslare il piatto, disassandolo. Inoltre, non è detto che con solo tre passaggi si riesca a livellarlo al meglio. Spesso si procede con una ripetizione della procedura per averne la certezza.
 

PROFILI PREIMPOSTATI PER SLIC3R

Ok, semplificano la vita, ma si appoggiano comunque su un software più complicato rispetto Cura. Il bello di Slic3r è che ti permette di modificare qualsiasi parametro per la stampa, ma se siete veramente agli inizi della vostra avventura con la stampa 3D, forse la semplicità di Cura potrebbe tornarvi comoda.
 

CARICAMENTO FILO

Nulla da dire sulla procedura di caricamento del filo. Fate solo attenzione a non avere il blocco estrusore che preme troppo sul filamento, il rischio è che il filo venga "mangiato" dai denti della rotella incaricata di portarlo verso l'ugello.
 

CINGHIE LASCHE

Dopo diverse stampe, abbiamo notato che una delle cinghie sull'asse Y iniziava ad essere troppo allentata. Abbiamo quindi agito sulla vite a brugola che la tende, ma non riusciva a fare abbastanza tensione. Per evitare di dover fare operazioni esagerate, abbiamo semplicemente sostituito la vite a brugola con una più lunga di qualche millimetro. In questo modo abbiamo teso la cinghia al punto giusto, facendo una velocissima modifica alla stampante.
Altra soluzione è di stamparsi dei tendi-cinghia: li trovate a questo link.
 

INFILL

Stampando a velocità medio-alte abbiamo avuto problemi con l'infill. Quello che accade è che il filo non viene depositato perfettamente strato su strato, ma viene tirato dall'ugello. Questo potrebbe essere un problema per chi ha necessità di usare l'infill come parte resistente. Il consiglio che possiamo darvi è di abbassare la velocità e di aumentare la percentuale del riempimento (se ne parla anche in questa discussione sul forum).
 

VELOCITA'

Se volete ottenere oggetti ben fatti e puliti, tenere una velocità bassa è d'obbligo. Lavorare sui 40 mm/s è già un bel andare (per i perimetri).
 

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L'attivazione e la preparazione della stampante avvengono in modo estremamente semplice. Basta collegare l'alimentatore, caricare il filo, controllare se il piatto è livellato e siamo pronti per stampare. Di tutte queste operazioni, la più critica è quella del livellamento del piatto, ma già la seconda volta non avrete problemi a concluderla velocemente.


CARICAMENTO DEL FILO

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Entrando nel menu, bisogna andare a selezionare la procedura di caricamento del filo. La stampante si attiverà iniziando a scaldare l'estrusore fino alla temperatura di 230°C, una temperatura che permetterà al PLA di entrare nell'estrusore e di essere fuso abbastanza per tirare in modo veloce qualche centimetro di filo. Avremo quindi la prova diretta che l'ugello estrude correttamente il filo e potremo controllare la presenza di eventuali impurità. La temperatura di 230°C sarà usata solamente in questa fase: per il PLA, la temperatura di stampa ideale va dai 190 ai 210°C (circa).

Ad estrusore caldo, la stampante procederà prima con la rimozione dell'eventuale filo già inserito. Cliccando col controller, si passerà invece alla fase di inserimento del nuovo filo. Tutta questa procedura è agevolata dalle istruzioni che compaiono sullo schermo lcd e da dei segnali sonori emessi dalla stampante.


LIVELLAMENTO DEL PIATTO

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Fase importantissima per la buona riuscita delle vostre stampe è quella di livellamento del piatto. Questa procedura è la più lunga - "più lunga" per dire, in realtà dura solamente un paio di minuti - e ci viene agevolata grazie alla casa madre che ci permette di scaricare direttamente dal suo sito un file gcode utilissimo per livellare velocemente il piatto di stampa.

Per utilizzare il file gcode chiamato "Piano Kiwi", basta scaricarlo a questo link e inserirlo nell'SD card o nel software client con cui si intende gestire la macchina e si lancia in stampa.

La stampante disegnerà sul piatto un quadrato di grandi dimensioni: in base a come viene rilasciato il filo, potremo agire sulle viti poste ai quattro angoli del piatto per alzarlo o abbassarlo, facendo in modo che, nella stampa successiva, il filo venga più o meno "schiacciato" sul piatto. Cliccando sul controller, la stampante farà un secondo quadrato più piccolo, permettendoci di correggere nuovamente l'altezza del piano. Cliccando di nuovo, verrà disegnato un cerchio: questa figura serve per verificare nuovamente come viene rilasciato il filo, ma, soprattutto, per verificare che anche i cerchi vengano fatti correttamente. Può capitare, infatti, che gli assi che muovono l'estrusore non siano perfettamente calibrati, causando una deformazione delle forme curve.


I PROFILI DI SLIC3R PROPOSTI DA SHAREBOT

Le stampanti Sharebot sono aperte a tutti i software open source, quindi sarete sempre voi a scegliere quale software usare per effettuare lo slicing del vostro modello 3D. La casa madre però, vi offre la possibilità di scaricare, sempre dal suo sito - a questo link - un bundle contenente tre profili di stampa preimpostati per la Kiwi 3D. Questo bundle è preparato appositamente per Slic3r e può essere installato molto semplicemente all'interno del software. I profili sono i tre canonici Low, Medium e Hight Quality, mentre i vantaggi che si traggono da questi profili sono diversi:



innanzitutto ci permettono di effettuare lo slicing in modo estremamente veloce. Se vogliamo fare una stampa veloce e a bassa risoluzione usiamo il profilo Low, se vogliamo un'oggetto in alta risoluzione usiamo il profilo Hight, se vogliamo una via di mezzo selezioniamo il Medium;
caricando il bundle caricheremo in automatico le impostazioni della nostra stampante Kiwi 3D, come il volume di stampa e le temperature consigliate per i diversi materiali.

Sarà sempre possibile modificare questi parametri e impostarli a proprio piacimento.


PRINTING TEST

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Il piatto è pronto e il file gcode è caricato sulla scheda SD. Non resta che fare una micro operazione prima di lanciare la stampa: dare una passata di lacca per capelli sul piatto in vetro! La lacca è utilizzata per fare in modo che il primo strato di materiale che viene depositato aderisca perfettamente al piatto, evitando che durante la stampa il modello si stacchi o s'imbarchi troppo. Raccomandiamo di fare questa operazione rimuovendo il piatto in vetro dall'interno della stampante.

I modelli che abbiamo utilizzato nel nostro printing test sono gli stessi utilizzati nella recensione della MakerBot Replicator 2X - cubetto 3x3x3 cm, una semisfera, una torre, il nostro amico Azteco e un bel bridge - in modo che possiate confrontare voi stessi la qualità dei modelli. Tutte le stampe sono in PLA.

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ANALISI

CUBO: il risultato è soddisfacente, la stampa viene conclusa in tempi brevi. Si possono notare dei piccoli rilasci di materiale in eccedenza su uno dei 4 angoli del cubo, cioè quello dove l'estrusore conclude e comincia a stampare il layer. Alcuni strati non sono ben allineati tra di loro, anche se abbiamo notato che la temperatura di estrusione del materiale gioca un ruolo fondamentale nella buona riuscita del modello.

SEMISFERA: le curve sono uno dei punti cruciali per la Kiwi, basta avere una cinghia non ben tirata o gli assi leggermente storti per deformare il modello. C'è da dire che spesso queste deformazioni sono invisibili e impercettibili all'occhio umano; se avrete grossi problemi di disassamento, ve ne accorgerete. Anche in questo caso, il modello presenta una riga di giuntura su tutto il perimetro esterno, proprio come nel modello precedente. In questo caso però è più fastidioso in quanto sarebbe più piacevole avere una superficie completamente liscia.

TORRE: il modello che ci ha sorpresi di più. Veloce nella stampa e ben fatto. Non raggiungiamo qualità alte, ma la qualità della composizione è buona. Ci sono imperfezioni in qualche layer. Gli ultimi layers sono stati i più critici: arrivando all'altezza massima stampabile, subivano più vibrazioni dei precedenti. Si trovano residui di materiale, rimovibili facilmente con della carta vetrata.

AZTECO: non abbiamo usato supporti. C'è stato qualche problemino con o scudo, dovuto alla mancanza di materiale nel layers precedenti e nei continui cambi di direzione dell'ugello durante la stampa. Usando velocità contenute si possono ottenere comunque buoni risultati.

BRIDGE: non abbiamo usato supporti. Proprio qui abbiamo visto che, studiando un po' il problema del bridging, si può ottenere un risultato migliore rispetto le aspettative. Sicuramente il modello non sarà da considerare finito, il materiale cola per qualche millimetro e in alcuni casi lascia residui di filamento a penzoloni - che purtroppo si sono staccati appena rimosso il modello e che quindi non sono visibili nella nostra fotografia. Questo problema è quasi inevitabile.


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Recensione Sharebot Kiwi 3D

Pubblicato da stampa3D, in Recensioni,

Il mondo delle stampanti 3D sta prendendo diverse strade. C'è chi preferisce stampanti di grandi dimensioni, con doppio estrusore e piatto riscaldato per essere pronto a tutto; c'è chi si accontenta di stampanti di piccole dimensioni e tecnicamente più limitate, ma che possono comunque fare il loro lavoro con buoni risultati. E' proprio in quest'ultima categoria che ricade la Sharebot Kiwi 3D.

La Kiwi 3D è una stampante 3D di piccole dimensioni indirizzata a chi vuole entrare nel mondo della stampa 3D. Le componenti utilizzate sono di buona fattura e permettono di poter avere tra le mani una stampante 3D che, al primo impatto, sorprende per la pulizia e per la grande versatilità. Ed è proprio nella sua compattezza che abbiamo trovato una delle grandi qualità di questa stampante.

Questa piccola macchina ha tutte le qualità per essere definita come una "stampante 3D a dimensione di maker". Tecnicamente non delude, ma per permetterle di esprimere al meglio il suo potenziale bisogna conoscerla. Infatti, lo spirito maker che caratterizza questa stampante 3D viene a galla utilizzandola.


CARATTERISTICHE TECNICHE DELLA SHAREBOT KIWI 3D

Colore disponibile: nero

Scocca: acciaio inox

Carter: plexiglass

Monitor LCD: integrato

Spessore minimo dello strato: 0,1 mm (100 micron)

Dimensione: 310 x 350 x 330 mm

Volume di stampa: 140 x 100 x H 100 mm

Filamento: 1,75 mm

Inizialmente, la Sharebot Kiwi 3D è stata spinta dall'azienda all'interno dei FabLab, promuovendo la costruzione in kit della stampante insieme ad un tecnico. Questo ha permesso all'azienda di godere di una buona diffusione della macchina all'interno delle piccole comunità, offrendosi come mezzo per promuovere la conoscenza delle parti meccaniche ed elettroniche delle stampanti 3D.

Oggi è possibile acquistarla già assemblata o in kit di montaggio: la scelta dipende dalle vostre necessità. Se desiderate conoscere le componenti delle stampanti 3D, approfondire i temi sulla meccanica e l'elettronica di queste macchine e volete poter dire che siete riusciti a montare da soli una stampante 3D, vi consigliamo di acquistare il kit - potrete scaricare direttamente dal sito di Sharebot il manuale per il montaggio. Viceversa, se non avete tempo di perdere qualche giorno a costruirla e volete iniziare subito a stampare i vostri oggetti, vi consigliamo di acquistare la stampante già assemblata.

Ecco la nostra recensione completa della Sharebot Kiwi 3D:


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Conclusioni

Avete altre domande da farci sulla Sharebot Kiwi 3D? Volete sapere l'opinione di altri utenti? Qui trovate lo Sharebot Hub, l'area dedicata alle stampanti 3D Sharebot!

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