Vai al contenuto

Dove buttare il PLA: tutte le informazioni sul riciclo degli scarti


Alessandro Tassinari
 Condividi

Dove si butta il PLA? In questa guida ti do tutte le informazioni che riguardano il riciclo degli scarti in PLA, spiegandoti dove buttarlo e dantoti qualche consiglio per un corretto riciclo.

Il PLA è il materiale più utilizzato nella stampa 3D a filamento. Dopotutto è normale, perché il PLA presenta numerosi benefici rispetto agli altri  filamenti per stampa 3D .

Il PLA si stampa facilmente a basse temperature e non richiede un letto riscaldato. Il PLA ha un costo basso rispetto a materiali più tecnici e si trova disponibile in miscele speciali che permettono di ottenere risultati estetici o finiture davvero singolari.

Per tutti questi motivi, ti ritroverai senza dubbio ad avere numerose stampe realizzate in PLA sulla scrivania o sparse in casa.

Probabilmente alcune, le migliori, le terrai in bella vista per farle vedere al primo visitatore fortunato... ma come sappiamo, ad ogni stampa 3D ben riuscita spesso corrispondono scarti e stampe malriuscite.

Gli scarti possono essere semplici filamenti, rimasugli di brim, skirt o raft. Le stampe malriuscite invece sono veri e propri fallimenti di stampa che forse hai accumulato in uno scatolone a fianco della tua stampante, chiedendoti cosa puoi fartene o come buttarle nella raccolta differenziata.

Beh, le buone notizie in questo caso sono due:

  1. la prima, è che potresti riciclare tu stesso il PLA, usandolo per altre stampe;
  2. la seconda, è che in questa guida trovi utili consigli sul corretto riciclo del PLA.

Che cos'è il PLA

Il PLA, anche noto come acido polilattico o polilattide, è ottenuto a partire da scarti grezzi che provengono da fonti naturali naturali come il mais.

L’amido (glucosio) è estratto dalle piante e convertito in destrosio tramite l’aggiunta di enzimi. Questo viene fatto fermentare da microorganismi in acido lattico, a sua volta trasformato in polilattide. Infine, la polimerizzazione produce lunghe sequenze molecolari le cui proprietà assomigliano a quelle dei polimeri a base di petrolio.

A differenza di altri materiali, come l'ABS o il PETG, il PLA presenta caratteristiche interessanti che derivano dai suoi materiali di origine.

Torna all'Indice

PLA: differenze tra biodegradabile e compostabile

I termini “biodegradabile” e “compostabile” e le relative differenze sono di importanza fondamentale e sono spesso fraintesi.

Molte persone confondono “biodegradabile” con “compostabile”, il che crea grande confusione perché i due termini indicano due processi molto diversi tra loro.

In senso ampio, “biodegradabile” significa che un oggetto può essere suddiviso biologicamente, mentre “compostabile” specifica tipicamente che tale processo darà origine a compost.

Un materiale “biodegradabile” può essere decomposto in determinate condizioni anaerobiche o aerobiche. Tuttavia, quasi qualsiasi materiale si decomporrà nel tempo in natura. Quindi occorre definire esplicitamente le condizioni ambientali precise per la biodegradabilità del materiale stesso.

Il compostaggio è invece un processo realizzato dall’uomo. Secondo lo standard europeo EN13432, un polimero o packaging è considerato “compostabile” se entro 6 mesi in un impianto di compostaggio industriale almeno il 90% di esso è convertito in emissioni di carbonio da parte di microorganismi e additivi presenti in una percentuale massima pari all’1% della massa iniziale e innocui.

Per riassumere potremmo dire che il compostaggio, essendo un processo indotto dall'uomo, comprende la biodegradazione, ma la biodegradazione non è compostaggio.

Torna all'Indice

Il PLA è biodegradabile o compostabile?

Nelle pubblicità o descrizioni del PLA leggiamo spesso “PLA biodegradabile” il che suggerisce che il PLA, proprio come i rifiuti della cucina, si può buttare nell'organico domestico o nella natura.

Ma te lo dico subito in modo chiaro: NO, le tue stampe in PLA non sono biodegradabili.

Il PLA può essere definito compostabile, e lo è solo ed esclusivamente:

  • in specifiche condizioni di compostaggio industriale;
  • in specifiche condizioni dimensionali dello scarto.

Le dimensioni dello scarto infatti incidono tantissimo nel definire la compostabilità o meno del'oggetto stesso.

Infatti, anche se sulla carta il PLA risulta biodegradabile e compostabile in determinate condizioni di compostaggio industriale, se l'oggetto presenta spessori di qualche millimetro non è compostabile.

Il motivo è semplice: gli impianti di compostaggio industriale sono studiati per rielaborare materiali a base organica come bucce di banana o i sottilissimi sacchetti di plastica biodegradabile che trovi al supermercato. Questi impianti non sono in grado di elaborare elementi con spessori maggiori, perché impiegherebbero troppo tempo per compostare.

Ti faccio un esempio semplice: un tronco d'albero è biodegradabile, ma non è compostabile a causa del suo spessore elevato.

Torna all'Indice

Dove buttare il PLA nella raccolta differenziata

In conclusione quindi, dove puoi buttare il PLA nella raccolta differenziata?

La risposta è chiara: il PLA va buttato nei contenitori di raccolta indifferenziata, proprio come viene specificato in questa discussione sul forum:

Come riportato nella discussione, il PLA:

  1. POTREBBE essere conferito come rifiuto organico se conferito in filamenti molto sottili;
  2. visto il particolare processo di produzione che noi usiamo con la stampa 3D, dove solitamente gli spessori sono maggiori rispetto a quanto tollerato negli impianti di compostaggio, l'indicazione migliore è quella di conferire il PLA come rifiuto indifferenziato.

A sottolineare la situazione si aggiungono anche i coloranti, i pigmenti e le polveri che possono essere contenute nei nostri filamenti da stampa 3D. Questo ci fa affermarmare ulteriormente che il PLA da stampa 3D è un materiale da buttare nella raccolta indifferenziata.

Torna all'Indice

Come riutilizzare il PLA per altre stampe

Lo sapevi che i tuoi scarti potrebbero essere recuperati e usati per stampare nuovamente? Un'ottima occasione per generare meno rifiuti e risparmiare denaro!

Le tue stampe fallite o i filamenti di scarto possono essere riciclati in casa, facendoli tornare sotto forma di filamento per stampa 3D pronto per essere stampato direttamente sulla tua scrivania.

Produrre filamento per stampanti 3D è un processo semplice che può essere effettuato anche in ambienti di piccole dimensioni. Per farlo devi solamente procuranti un estrusore di filamento e della plastica in pellet.

Prima di tutto, per estrudere le proprie stampe 3D e trasformarle in filamento occorre sminuzzarle in piccoli pezzettini: non serve che siano della stessa dimensione, l’importante è che siano abbastanza ridotti da entrare nel serbatoio dell'estrusore di filo e da lì passare nella camera di estrusione. Per fare questa operazione, puoi utilizzare un trituratore o in alternativa anche un normale frullatore da cucina.

Se il PLA con cui vuoi lavorare non è fresco di produzione, consiglio vivamente di usare un essiccatore per filamenti per evitare noiosi problemi: il PLA infatti tende ad accumulare umidità, che rovina la qualità dell’estrusione.

Per semplificare il processo posso consigliarti di utilizzare sempre una certa quantità di PLA vergine, più facile da trattare. In questo modo, la qualità dell’estrusione aumenterà notevolmente. Sappi però che è possibile creare nuovo filamento utilizzando esclusivamente PLA riciclato.

Riciclare il PLA è davvero semplice. Se vuoi saperne di più, di seguito ti lascio il link alla mia guida dedicata:

Torna all'Indice

Recuperare stampe fallite con la post-produzione

Il modo più semplice per ridurre la quantità di plastica da riciclare è di evitare di buttare le stampe fallite.

Ti sembrerà banale, però pensaci un attimo: a volte ci ritroviamo a scartare delle stampe perché le superfici piene non si sono chiuse bene, perché si sono presentati difetti di finitura superficiale, oppure perché staccandole dal piatto si sono rovinate.

Spesso in questi casi la stampa può essere recuperata, evitando di dover spendere altre ore per realizzarla nuovamente, facendo un po' di post produzione sulle superfici esterne.

La post produzione nella stampa 3D FDM consiste in una serie di operazioni che permettono di:

  1. riempire buchi, fessure, dislivelli, difetti di stampa in generale;
  2. coprire imprecisioni;
  3. colorare la stampa a tuo piacimento.

Una post produzione ben fatta può davvero dare nuova vita a modelli venuti male, evitando di generare scarti per la raccolta indifferenziata. E ti dirò di più... si tratta di un'attività davvero divertente e creativa!

Nella guida che trovi di seguito ti do tutte le informazioni necessarie per fare la post produzione dei tuoi modelli, consigliandoti strumenti, materiali e modalità operative.

Insomma, voglio che tu ottenga il miglior risultato possibile. Buona lettura 😄

Torna all'Indice

 

  • Thanks 1
 Condividi


Feedback utente

Commenti Raccomandati



Partecipa alla conversazione

Puoi pubblicare ora e registrarti più tardi. Se hai un account, accedi ora per pubblicarlo con il tuo account.

Ospite
Aggiungi un commento...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Sono consentiti solo 75 emoticon max.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Pulisci editor

×   Non puoi incollare le immagini direttamente. Carica o inserisci immagini dall'URL.


×
×
  • Crea Nuovo...